Corriere di Bologna

C’è il Benevento, ma è il giorno di Verdi

Il tecnico: «Felice che Simone sia rimasto, almeno per ora. Voglio un altro Bologna rispetto a Torino»

- di Alessandro Mossini

Ricomincia il campionato e al Dall’Ara sarà inevitabil­mente il Verdi-day: c’è la voglia di celebrare la scelta di un ragazzo che ha preferito almeno altri sei mesi in rossoblù alla lotta scudetto e a un ingaggio quasi triplicato, smontando l’affare già intavolato dai due club.

E proprio da Verdi inizia l’analisi della vigilia di Donadoni: «Il primo ad essere contento della sua permanenza sono io. Ha fatto una scelta importante che non esclude niente per il futuro, siamo tutti felici che resti con noi e dia ancora il suo apporto al Bologna». Stride un po’ quella frase sul futuro, a metà tra una risposta a chi — anche ieri — ha detto che Verdi ha perso il treno per una big e un «ricordati che devi morire» in salsa rossoblù, come se l’ineluttabi­le destino fosse solo rimandato di qualche mese. Fatto sta che l’uomo più decisivo del Bologna (52% dei gol nati dal suo piede) è ancora qua e la permanenza che una settimana fa pareva in bilico può essere un fattore per risalire la china: «È positivo per tutti — spiega il tecnico — squadra, compagni e ambiente. Dobbiamo saperlo sfruttare al meglio: farlo diventare un valore aggiunto e incrementa­re la nostra convinzion­e, avendo mantenuto un giocatore di riferiment­o come Simone».

Uno è rimasto e uno è arrivato, con il ritorno da Montreal di Dzemaili, elemento che permette a Donadoni di variare anche a gara in corso tra 43-3 e 4-2-3-1. Non gioca una partita dal 12 novembre (lo spareggio Mondiale con l’Irlanda del Nord) ma non ha perso smalto, a sentire l’allenatore: «È in condizione, non ci sono problemi. È chiaro che non gioca da un po’ ma si è allenato bene, ha seguito un programma ed è molto profession­ale. L’ho visto bene e non mi pare un giocatore diverso da quello visto in precedenza».

E infatti oggi potrebbe essere titolare, viste anche le precarie condizioni di Pulgar — convocato e confermato primo rigorista, ma reduce da una pesante influenza — con Poli e uno tra Donsah e Nagy in mediana. Il ghanese resta nel mirino del Torino, ma sul mercato e sul peso dell’arrivo di Dzemaili Donadoni è chiaro: «L’arrivo di Blerim non è un macigno, anche lui viene qui con la consapevol­ezza che il posto va guadagnato col lavoro. In questa ultima settimana vedremo cosa può offrire il mercato: spesso negli ultimi giorni ci sono movimenti improvvisi ma noi non abbiamo necessità di affrettare le cose. Se ci sono operazioni futuribili per il bene del Bologna le valuteremo».

Il tecnico stimola la competizio­ne interna, la stessa che fece le fortune del suo Milan e di cui sabato ha discusso con Arrigo Sacchi durante Bologna-Juventus Primavera. Ma soprattutt­o avvisa tutti sul Benevento, fanalino di coda in ripresa: «Dobbiamo pensare di avere contro la Juventus, con il suo peso specifico. Se ragioniamo così facciamo un passo avanti: deve diventare una costante. Dovremo esprimere una grande partita: non mi spaventano la ripresa e gli acquisti del Benevento ma mi stimolano, perché dobbiamo drizzare le antenne. Sono una squadra viva». Cosa che non è parsa il Bologna pre-sosta, a Torino. Un’immagine da cancellare: «Siamo stati succubi dell’avversario, lenti a proporre e a reagire. A volte certe prestazion­i servono per capire che bisogna avere un altro spirito». A partire da oggi.

Dzemaili è in condizione, non gioca da un po’ ma non è diverso da quello che conoscevo

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