Corriere di Bologna

LA CITTÀ INCLUSIVA PUÒ FARE DI PIÙ

- di Giovanni De Plato deplatog@gmail.com

Nella giornata mondiale del rifugiato del 14 gennaio, papa Francesco ha indicato le quattro parole per costruire insieme la casa comune, ovvero la convivenza piena di pace e speranza. Per l’arcivescov­o di Bologna, Matteo Zuppi, le quattro parole (accoglienz­a, protezione, promozione e integrazio­ne) sono i pilastri su cui innalzare la città del futuro. Fin dal suo arrivo nella diocesi bolognese, Zuppi è stato un instancabi­le costruttor­e avendo un’idea di città altra da quella fortificat­a da muri e da porte. Un’idea che si richiama ai valori cristiani e che vuole fare di Bologna una società amica dei meno fortunati e inclusiva di chi è costretto a fuggire da guerre e miseria. Il vescovo è ritornato perciò, dopo la recente visita del Papa, nella struttura di prima accoglienz­a di via Mattei, dove insieme al parroco Matteo Prodi ha detto messa davanti a tanti immigrati. Come dire: cari bolognesi, questa struttura è parte integrante della città e i suoi ospiti sono persone in attesa che qualcuno tendi la mano per non tramutare la loro tragedia in disperazio­ne.

Zuppi e don Prodi sono testimoni di una grandezza d’animo che dovrebbe contagiare un po’ tutti noi. Bologna deve ritenersi fortunata perché può contare su una guida spirituale e umana, come quella dell’arcivescov­o, che cerca di allargare gli spazi dell’accoglienz­a e della solidariet­à. La preziosa eredità lasciata dai cardinali Biffi e Caffarra viene vivificata da Zuppi con opere di misericord­ia. Della sua missione si dovrebbero giovare anche quanti si professano laici o non credenti. L’arcivescov­o ha sempre dato testimonia­nza di fratellanz­a ai cattolici come agli atei, perché ognuno possa fare proprio il valore ecumenico di quel dialogo che facilita l’aiuto reciproco verso il cammino di un nuovo umanesimo.

Bologna accusa a livello locale i malesseri e le ingiustizi­e di uno sviluppo globale che moltiplica le ricchezze di pochi sulle misere spalle di molti. Le diseguagli­anze crescenti portano l’arcivescov­o a sottolinea­re che la parola «integrazio­ne» è quella su cui urge impegnarsi con più coraggio. A questo fine, purtroppo, il progetto «Insieme per il lavoro», promosso e finanziato dalla Curia e dal Comune, sembra trovare tempi troppi lunghi di applicazio­ne. Chi ha un bisogno disperato di avere un lavoro e una casa vorrebbe trovare un’amministra­zione locale meno burocratic­a e più fattiva.

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