Troppi incarichi allo stesso legale, la Corte dei conti bacchetta l’Ausl
I giudici contabili bocciano il sistema di assegnazione delle cause: va cambiato
L’Ausl di Bologna finisce nel mirino della Corte dei Conti. Troppe le cause affidate a un solo avvocato esterno: «Un’anomalia da correggere», dice la sezione regionale dei giudici contabili, che chiede alla Procura della Corte dei conti di esprimersi su un eventuale danno erariale.
Sotto la lente i dieci patrocini esterni assegnati nel 2015: nove sono andati allo stesso legale per oltre 121 mila euro. L’anno scorso la conferma della tendenza: lo stesso legale ne ha totalizzati 12 su 16.
Troppe cause affidate a un solo avvocato esterno. «Un’anomalia», che l’Ausl di Bologna deve «correggere». Lo scrive, in una recente deliberazione, la sezione regionale dei giudici contabili dell’Emilia-Romagna, che non esclude il danno erariale e chiede quindi alla Procura della Corte dei conti di esprimersi. Il motivo, spiega il documento della sezione regionale, è che questi incarichi diretti, da una ricerca a campione, sono stati deliberati senza una «valutazione formalizzata» che spiegasse il perché si è reso impossibile affidarli a uno o più avvocati dell’ente.
I casi in esame sono quelli del 2015, quando l’Ausl ha affidato in via diretta dieci patrocini esterni per 147.348 euro (quelli interni sono stati 50). Di questi, nove sono andati allo stesso avvocato per una cifra pari a 121.134 euro. Il motivo, spiega l’azienda, è stato «garantire la continuità difensiva» di cause già seguite dal legale in primo grado. Ma per i giudici della sezione regionale c’è un altro problema e riguarda proprio l’affidamento diretto. «Una criticità», perché «si pone in contrasto con la giurisprudenza consolidata di questa Corte che esclude la possibilità di effettuare l’affidamento in via fiduciaria». E, allo stesso tempo, «viola i principi di imparzialità, pubblicità e concorrenza».
Dal 2016 l’Ausl si è dotata di un elenco di avvocati esterni formato sulla base di un avviso pubblico. Ma l’ostacolo, dicono i giudici, è rimasto, non essendoci «uno specifico disciplinare che regolamenti l’attribuzione degli incarichi». La riprova c’è stata nel 2017, quando 12 patrocini su 16 sono andati a un solo avvocato, lo stesso del 2015. Serve quindi una rotazione anche minima, chiede la sezione regionale, che possa salvaguardare i principi «di non discriminazione, concorrenzialità e buon andamento dell’azione amministrativa». C’è di più. Tutti questi incarichi, assegnati quasi sempre allo stesso professionista, gli hanno garantito anche «un indebito vantaggio competitivo visto che tra i requisiti di ammissione alla procedura per l’iscrizione all’elenco è richiesta l’assunzione di un certo numero di incarichi difensivi per enti sanitari».
Quando poi i giudici hanno esaminato un modello di contratto per i patrocini esterni, si sono imbattuti in un’altra «criticità». Laddove si scrive che l’avvocato può avvalersi di sostituti e collaboratori «per lo svolgimento della prestazione». Ma questo, ribatte la sezione regionale, «si pone in contraddizione con uno dei criteri fissati per l’iscrizione nell’elenco», cioè «il possesso di una particolare e comprovata esperienza specifica». Su questo punto l’Ausl è pronta a modificare l’avviso pubblico, chiedendo al professionista di impegnarsi «a svolgere il mandato personalmente e in piena autonomia tecnico-organizzativa». Basta che ciò, avvertono i giudici, non implichi «la facoltà di avvalersi di eventuali sostituti e collaboratori se non per aspetti marginali».
Sotto la lente I giudici hanno preso in esame i 10 patrocini esterni del 2015: 9 a un solo avvocato