Dal coma alla comunità Un percorso per assistere chi ha gravi danni cerebrali
L’Ausl ha realizzato una rete per garantire a tutti i pazienti con esiti da traumi o emorragie di avere la migliore cura
Il coma provocato da un trauma cranico, un’emorragia cerebrale o un arresto cardiaco talvolta si prolunga e crea gravi danni cerebrali. Inizia così un percorso complesso che coinvolge numerosi servizi sanitari e socio-assistenziali, a partire dalla Rianimazione passando per la Neurochirurgia e i centri di alta specializzazione neuro-riabilitativa, fino all’eventuale rientro a casa. Ora questo iter è un percorso diagnostico terapeutico assistenziale interaziendale per le persone con gravi cerebrolesioni acquisite, definito dalla Ausl «Coma to Community». «Costruire e strutturare nuovi percorsi di questo tipo — spiega la direttrice generale dell’Ausl Chiara Gibertoni — ci consente anche di misurarci con gli indicatori, di dire oggi quanti malati sono seguiti e con che esiti, di consolidare un meccanismo virtuoso che permette al sistema di migliorarsi».
Ogni anno, nell’area bolognese circa 150 persone sono colpite da gravi cerebrolesioni, oltre 100 delle quali entrano nel percorso attraverso il Trauma Center dell’ospedale Maggiore. In Emilia Romagna circa 15 persone ogni 100.000 vivono con un grave disordine della coscienza (stato vegetativo o stato di minima coscienza) come esito persistente di una grave lesione cerebrale. «Questo percorsa va dal soccorso al rientro nel proprio ambiente di vita o nelle strutture — chiarisce Roberto Piperno, direttore della Medicina riabilitativa dell’Ausl —. Il 20% di chi ha un coma prolungato ha un recupero pressoché totale, un 10-15% resta in stato vegetativo o con uno stato di minima coscienza, gli altri recuperano con una disabilità più o meno importante».
Per un paziente con danno cerebrale, la fase acuta avviene nei reparti di Rianimazione del Maggiore e del Bellaria, o nella Neurochirurgia dell’Istituto di scienze neurologiche dove inizia, da subito, la presa in carico riabilitativa. Se al termine della fase acuta sono presenti condizioni cliniche compatibili con un progetto riabilitativo personalizzato, il paziente viene subito trasferito in un centro specializzato (la Medicina riabilitativa del Maggiore oppure l’Istituto di Montecatone) per un periodo di osservazione che può protrarsi anche per 2-3 settimane. Se, invece, al termine della fase in rianimazione o in neurochirurgia non ci sono condizioni cliniche che consentono un progetto riabilitativo intensivo, il paziente viene trasferito all’ospedale privato Santa Viola, che fornisce tutte le attività assistenziali e la sorveglianza clinica in un contesto dedicato e specializzato. La neuroriabilitazione intensiva prosegue nella Casa dei Risvegli Luca De Nigris oppure a Montecatone. Nella maggior parte dei casi è sufficiente un ricovero di durata relativamente breve, qualche settimana, per raggiungere un livello di indipendenza che consenta il ritorno a casa.
Alcuni pazienti, invece, mostrano miglioramenti lenti e altri restano gravi: per loro l’assistenza prosegue a casa o nelle strutture socio-sanitarie.
Piperno Il 20% di chi ha un coma prolungato ha un recupero pressoché totale, un 10-15% però resta in stato vegetativo