Noir, il falso e la verità il romanzo di Fogli
Oggi la presentazione con l’autore alla Feltrinelli
Noir? Thriller? Sul suo nuovo romanzo, A chi appartiene
la notte (Baldini & Castoldi), lo scrittore bolognese Patrick Fogli è perentorio: «Faccio sempre fatica a trovare un’etichetta per quello che scrivo. Oggi credo che i limiti di genere siano superati: i libri più belli sfuggono da tutte le parti». Lo presenta oggi alle 18 alla libreria Feltrinelli di piazza di Porta Ravegnana con Alberto Sebastiani. E intanto ci anticipa i contenuti di quello che è anche un libro sulla verità e sulle apparenze di verità. Sulle false notizie, o forse piuttosto su ciò che appare vero e su quanto l’invenzione riesca a influenzare la realtà. «La protagonista è una giornalista d’inchiesta famosa, una paladina delle cause perse. Conduceva una trasmissione televisiva molto seguita, poi è successo qualcosa di grave che l’ha convinta a ritirarsi. Ha restaurato la casa in sasso della nonna, sull’Appennino reggiano, avviando un’azienda agricola». Ma il libro inizia dall’alto della Pietra di Bismantova. «Un adolescente, Filippo, si è suicidato. E la madre, come spesso avviene, fa fatica a credere che il figlio abbia voluto volontariamente togliersi la vita. Si rivolge a Irene, si aggrappa a lei, e l’ex giornalista si dedica al caso perché ha bisogno di riallacciare i contatti con il mondo che ha lasciato». Ripercorre gli ultimi giorni di vita del ragazzo, partendo da un locale, lo Snoopy.
Lei – che ama collezionare e analizzare «bufale», del tipo che l’uomo non è mai arrivato sulla Luna, o che i vaccini inducono l’autismo – prova continuamente a separare la finzione dalla verità. Si trova a incontrare personaggi che le narrano storie strane. Come quella di cinque famiglie che dal dopoguerra si sono impegnate con un patto a garantire la prosperità della valle. Forse anche ricorrendo a sacrifici umani di adolescenti… «Irene deve prendere posizione, se credere solo a quello che può essere provato o a quello che ella stessa crede sia vero ma che non potrà mai provare». Alle spalle, confessa sottovoce Fogli, c’è Lovecraft: «Il tutto ha come retrogusto un gioco; come se io raccontassi la finta storia vera di un classico letterario sul sacrificio».