Ma il Tribunale vuole subito l’ex Maternità «Collassiamo»
Siglato a Roma l’accordo per trasferire aule e uffici del penale e del civile in viale Panzacchi Plaudono gli avvocati. Ma per il Tribunale serve una soluzione «subito». Il nodo del Minorile
Adesso c’è la firma e il futuro dell’ex Staveco è scritto nero su bianco nel protocollo d’intesa che prevede di realizzare la cittadella giudiziaria in quell’area demaniale, in attesa da anni di vedere concretizzato un progetto di riqualificazione.
Ieri, a Roma, il sindaco Virginio Merola, il ministro della giustizia Andrea Orlando e il direttore generale del Demanio, Roberto Reggi, hanno trovato l’accordo per dare finalmente un futuro certo a quegli spazi. Presenti anche il presidente della Corte d’Appello, Giuseppe Colonna, il procuratore generale, Ignazio De Francisci, il procuratore capo, Giuseppe Amato, e infine il provveditore interregionale alle opere pubbliche per Lombardia e Emilia-Romagna, Pietro Baratono. Gli obiettivi raggiunti secondo tutti i soggetti interessati sono un miglioramento e una razionalizzazione degli spazi lavorativi, ma soprattutto un risparmio per le casse pubbliche
Merola Sarà un’area strategica per la città e così lo Stato risparmierà cospicui affitti
sugli affitti attuali: quantificato in circa 5 milioni di euro l’anno. Ma, c’è un ma. I tempi per la realizzazione della cittadella non sono certamente brevi e il presidente del Tribunale Francesco Caruso incalza il Comune e gli altri soggetti in causa affinché il penale venga quanto prima trasferito all’ex Maternità di via D’Azeglio. «La situazione è al collasso, un trasferimento non è più in alcun modo rinviabile», sottolinea.
L’ipotesi della cittadella alla Staveco sembrava essere sfumata con il progetto di realizzazione lì di un campus universitario, poi abbandonato, e con la reale prospettiva di realizzare il trasferimento degli uffici giudiziari in un’altra caserma, l’ex Stamoto di via Massarenti, idea da subito contestata da giudici, magistrati e avvocati. Alla fine di fronte a queste resistenze e alla retromarcia del rettore Ubertini, anche Merola ha sposato il progetto siglato ieri. Soddisfatto l’Ordine degli avvocati: «una scelta strategica per tutta la collettività».
Cosa succederà adesso? Il sindaco ha subito tenuto a precisare che la cittadella giudiziaria sarà realizzata in coerenza con le previsioni urbanistiche contenute nel Poc di rigenerazione dei patrimoni pubblici: dei 47.000 metri quadrati edificabili l’85% può avere una destinazione compatibile con gli uffici giudiziari, mentre tre ettari dovranno rimanere vincolati per un grande parco urbano «che ricollegherà il centro alla collina». Dal Demanio spiegano che ci si aspetta la collaborazione della Soprintendenza e che prima di tutto saranno spostati gli uffici in affitto da privati: la prima tappa sarà un tavolo per studiare lo schema dell’insediamento e poi stilare un cronoprogramma dei lavori e dei traslochi. Su questo punto Merola ha già messo sul tavolo gli studi e gli esami svolti quando era stato pensato il progetto del campus universitario. «Si tratta di un risultato importante, perché ci permette di avviare una grande operazione — commenta —. Sarà un’area strategica per la città che permetterà allo Stato di risparmiare cospicui affitti». Merola ha inoltre parlato di «altri interventi di valorizzazione»: non si chiudono dunque le porte per altre idee, come quella temporanea di portare lì la sede del centro sociale Làbas prima dell’inizio dei cantieri, anche Cna ha idee su quel comparto per creare una cittadella dell’artigianato. Per Reggi si tratta «di uno degli interventi più rilevanti tra quelli che stiamo portando avanti in tutta Italia, si risparmieranno circa 5 milioni di euro l’anno». Il Demanio adesso dovrà trovare per la Stamoto un altro utilizzo: si guarda sempre alle necessità della pa sul territorio.