Corriere di Bologna

Myers, 20 anni dopo «Noi avevamo fame»

Il primo successo della Fortitudo compie vent’anni: «Per molti conta poco, ma noi avevamo fame»

- di Enrico Schiavina

Carlton Myers, oggi (ieri per chi legge) è l’anniversar­io dei suoi 87 punti in una partita, Rimini-Udine del 26 gennaio 1995.

«Ah, non lo sapevo. Non faccio mai molto caso alle date. Lo so, è un record fatto in A2, non sarebbe stato possibile farlo in A1. Però dopo tanti anni è ancora lì…».

A proposito di date: il 1° febbraio sono vent’anni della Coppa Italia con la Fortitudo.

«Eh, il tempo corre. Io sono uno che non sta troppo a ragionare sul passato, però è vero, il tempo un po’ cambia la percezione delle cose. Ma come ho sempre detto, quella vittoria per me resta indelebile. Importanti­ssima».

Ma meno dello scudetto, dell’Europeo, della passeggiat­a olimpica col tricolore… No?

«Cose diverse. Certo il prestigio dei titoli non si discute, e quella resta solo una Coppa Italia. Eppure per me aveva un significat­o fortissimo. Avevo vinto un argento con la Nazionale agli Europei ’97, ovviamente importante, ma non avevo ancora vinto un trofeo, nonostante tanti sforzi. Proprio come la Fortitudo. Ci tenevamo troppo. Ed io avevo troppa fame». Un flash di quel giorno?

«Due. L’abbraccio a Valerio Bianchini, io che piangevo e lui sorridente ma tranquillo. E poi una frase di David Rivers, durante la finale. Stavo marcando Henry Williams, cliente difficilis­simo, mettendoce­la tutta, ma a un certo mi va via. Un attimo dopo però sbuca dal nulla Rivers, gli ruba palla e va in contropied­e a segnare. Tornando mi dice: “Non ti preoccupar­e Carlton, non sei più da solo”. Quella frase mi ha segnato. Credo che questa sia la prima volta che lo racconto».

Era l’epopea del 1998. Con tutto quello che è venuto dopo…

«Sappiamo già tutto, non andrei oltre… Dico una cosa sola, ancora su Rivers: avrà fatto quell’errore, ma di errori ne facciamo tutti. Lui resta il mio esempio di profession­ista esemplare».

Tra un paio di mesi saranno anche vent’anni dalla grande rissa di Eurolega.

«Grazie a Dio l’unica della mia carriera. Che poi alla fine quella volta non si è fatto male nessuno, e comunque le intenzioni non erano così brutte come si può pensare oggi, magari rivedendo le immagini. Ciò non toglie che fu uno sbaglio: non si dovrebbe mai arrivare alle mani». La rissa di Ale Gentile?

«Un momento spiacevole, ma proprio perché ci sono passato anch’io non mi sento di giudicare né di condannare nessuno. Ci sono quei momenti nella vita nei quali l’istinto prevale su tutto il re-

sto: non dovrebbe succedere ma succede». Dicono che non ci sono più le risse di una volta…

«Tante cose di una volta non ci sono più. Anche di Danilovic, oggi, in giro non ce ne sono».

Sta girando parecchio, come commentato­re di Eurosport.

«Un’esperienza per me nuova, che mi sta prendendo molto. In Eurolega recentemen­te abbiamo anche provato la telecronac­a a tre voci, con me e Hugo Sconochini assieme a Niccolò Trigari, e devo dire che ci siamo divertiti molto. A me piace quando si parla non solo di tecnica e tattica ma di sensazioni, di quel che sentono i giocatori sul campo. L’idea è provare a coinvolger­e non solo gli esperti, ma una platea più larga». Questa Fortitudo? La segue?

«Certamente, l’ho vista anche recentemen­te dal vivo contro Mantova. Diciamo che ancora non sta convincend­o, che non è stata al livello di Trieste, però dai, capitano anche quelle stagioni in cui non convinci ma poi alla fine ti sblocchi e vinci il campionato lo stesso. E se dovesse mai andare in A, chi se ne frega di come ha giocato finora?». La Virtus?

«Ero al PalaDozza quando ha battuto Reggio Emilia. Ha giocatori importanti, non so se tanto ben assortiti ma comunque buoni per i playoff. Poi per il futuro non lo so: c’è una grande proprietà, tutto dipende da cosa vuol fare, dove vuole arrivare». È l’unico club che ha investito forte sugli italiani.

«È un bene, però un grande società deve guardare all’obiettivo finale, non importa con chi fa il percorso. Non c’è una ricetta sicura. Al Fenerbahce uno come

La rissa? Altri tempi e nessuno si fece male Oggi è tutto diverso e anche di Danilovic non ne esistono più...

Datome certe partite si adatta a fare il gregario, però vincono spesso. A Milano i vari Pascolo, Cinciarini, Cusin, Abass, in Eurolega giocano pochissimo, però perdono spesso. Allora mi chiedo, tanto vale non sarebbe il caso di farli giocare?».

La Fip si è rimessa in mano al vecchio Tanjevic.

«È uno che ha sempre avuto idee forti, estreme. Vedremo, contano i risultati. Ora sento di questo miniraduno a Roma per i giovani lunghi, seguito da Gregor Fucka. Benissimo, ottima idea, però sono solo tre giorni. Io ne ho un’altra: per chi non ha impegni di Nazionale, facciamolo di due mesi, in estate. I club dovrebbero esserne contenti, perché solo lavorando così migliorano i giocatori. Lo spazio per gli italiani volendo ci sarebbe ancora, ma ci vuole un po’ di coraggio». Ha seguito la vicenda del giocatore rossoblù Simone Verdi? «Non so niente del caso specifico e non mi intendo di calcio. Però, in linea generale, non capisco chi critica un ragazzo promettent­e che decide di non andare in un grande club dove rischia di non giocare, rinunciand­o anche a tanti soldi. Non è uno che ha poca ambizione, ma uno che investe su se stesso. Magari andrà via quando si sentirà più forte».

Nei suoi Crabs Rimini, in Serie B, quest’anno gioca suo figlio Joel.

«Vederlo giocare è una bella emozione. Ha il numero 10, quella è la mia maglia di 25 anni fa. A proposito del tempo che passa…».

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 ??  ?? Leggenda Carlton Myers alza al cielo la Coppa Italia 1998, primo trofeo vinto dalla Fortitudo: era il 1° febbraio. Tre anni prima, il 26 gennaio 1995, Myers realizzò 87 punti in una partita, record per il basket italiano
Leggenda Carlton Myers alza al cielo la Coppa Italia 1998, primo trofeo vinto dalla Fortitudo: era il 1° febbraio. Tre anni prima, il 26 gennaio 1995, Myers realizzò 87 punti in una partita, record per il basket italiano

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