I Cinetici di Gavina invadono il centro
La mostra I Cinetici. Dino Gavina e il Centro
Duchamp, inaugurerà il 31 gennaio e sarà un percorso che si snoderà tra diversi luoghi, da Galleria Cavour ai rinascimentali Palazzo Vassè Pietramellara e Palazzo Zambeccari. Attraverso 60 opere di artisti che hanno riaperto i propri archivi nel ricordo di Gavina.
È passato mezzo secolo da quando Dino Gavina, tra i precursori del design italiano, diede l’avvio al Centro Duchamp. Uno spazio che Gavina, scomparso nel 2007, immaginava come «un luogo di incontro e un laboratorio». Per rispondere «alla bruttezza e allo squallore delle piccole cose con cui viviamo a continuo contatto, dal bicchiere al lampadario, dal soprammobile alla sedia del bar». Una sorta di factory di artisti, maestranze e tecnici, un po’ sul modello della mostra Arte Programmata prodotta da Adriano Olivetti sulle neoavanguardie cinetiche. «Gli artisti, per la produzione in serie di opere d’arte e la creazione di prototipi, arrivavano con uno schizzo o un prototipo abbozzato; i collaboratori e tecnici del centro mettevano a punto il progetto», ricorda Alessandra Gavina, figlia di Dino. Il Centro Duchamp, alla cui inaugurazione intervenne
anche Man Ray, non ebbe vita lunga ma aprì le porte alla corrente di Arte Cinetica e Programmata. Come ci ricorderà la mostra I Cinetici. Dino Gavina e il Centro Duchamp, a cura di Alessia Marchi, dal 31 gennaio al 28 febbraio. Un percorso che si snoda tra diversi luoghi, da Galleria Cavour ai rinascimentali Palazzo Vassè Pietramellara e Palazzo Zambeccari. Attraverso una sessantina di opere di artisti che volentieri hanno riaperto i propri archivi nel ricordo di Gavina. Negli spazi di Galleria Cavour saranno posizionate, ad esempio, due opere monumentali sospese di Ennio Chiggio. E poi una selezione delle Dinamiche Circolari di Marina Apollonio, la storica opera Fustellato di Edoardo Landi e i lavori giovanili dell’argentino Julio Le Parc, restaurati per l’occasione da Simone Cremonini.