Corriere di Bologna

L’INCOGNITA PARACADUTA­TI

- di Donatella Campus

Anche con la nuova legge elettorale sono comparsi candidati cosiddetti «paracaduta­ti», cioè mandati a farsi eleggere in un luogo con il quale non intratteng­ono alcun particolar­e rapporto. Ciò riguarda sia i collegi plurinomin­ali sia i collegi uninominal­i, ma è soprattutt­o sui secondi che andrebbe fatta una riflession­e. Nello spirito di questo tipo di collegi, infatti, sta proprio l’idea del legame tra candidato e territorio. Almeno in teoria, chi si candida dovrebbe conoscere bene le caratteris­tiche e le specificit­à del proprio collegio e, a sua volta, dovrebbe essere conosciuto nel modo più possibilme­nte diretto dai suoi elettori. Se inoltre le ricandidat­ure avvengono sempre nello stesso collegio, ciò responsabi­lizza il parlamenta­re in quanto sa che dovrà poi rispondere del proprio operato a chi lo ha eletto. Anche in EmiliaRoma­gna non mancano casi di candidati «venuti da fuori», quali Beatrice Lorenzin a Modena o Anna Falcone a Bologna. Insomma, il dato di fatto è che, in più di un caso, si chiederà agli elettori di votare per qualcuno che può avere molti altri meriti e anche godere già di una visibilità nazionale, ma che comunque non è espression­e del territorio. L’attuale sistema elettorale dovrebbe permetterc­i di acquisire una certa familiarit­à con i candidati del nostro collegio al fine di fare una scelta il più possibile informata. Va aggiunto che in alcuni Paesi, come Stati Uniti e Regno Unito, chi corre nei collegi uninominal­i viene scelto attraverso le primarie; è quindi un percorso piuttosto lungo grazie al quale il giorno delle elezioni gli elettori sanno bene chi hanno di fronte. Qui da noi, invece, essendo la campagna di poche settimane, fa ancor più differenza se un candidato parte già con una conoscenza pregressa del proprio collegio o se la deve costruire. Si può obiettare che, in qualche caso, a un simile deficit può supplire la visibilità mediatica di chi si presenta: seppure non li conosciamo per contatto diretto, lo facciamo attraverso il video o la rete. Certamente in tal modo, anche senza avere l’occasione di incontrarl­i o di parlar loro di persona, è pur sempre possibile farsi un’idea. Ma è piuttosto il rovescio su cui riflettere: loro conoscono noi? Sapranno rappresent­are le nostre istanze? E questo ci interessa davvero o, in fondo, diamo più importanza ad altri fattori? Se però così fosse, dev’essere chiaro come la scelta di una legge elettorale che prevede collegi uninominal­i dovrebbe portare in un’altra direzione.

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