Stadio, zero firme. E spunta il Parco di Sacrati
Incontro operativo tra il club, Seci e i tedeschi di Ece. «Abbiamo indicazioni, ora tocca a noi chiudere»
Una lunga riunione per esaminare per l’ennesima volta, e non sarà l’ultima, tutti gli aspetti del complesso e non ancor risolto progetto di restyling del Dall’Ara. Pomeriggio operativo fra i protagonisti dell’operazione con il Bologna in prima fila, poi la Seci di Maccaferri e infine gli investitori tedeschi della Ece. Non c’è stata alcuna firma definitiva fra le parti, ma si sono messi a punto tutta una serie di aspetti, di minor importanza numerica o strategica ma comunque necessari. Insomma, la Cittadella della Moda, che rappresenta l’agognata compensazione per Saputo, tecnicamente va avanti e Jerry Boschi, responsabile di Ece Italia, si dice fiducioso, «è stata una giornata molto positiva per noi. Come sapete eravamo pronti già a dicembre, ma ora, dopo la pausa di un mese fa, siamo tornati ad essere concreti e posso dire che ci sono tutte le premesse per arrivare in porto». Prima incontrerete di nuovo Saputo? «In questo momento non serve Saputo così come il sindaco, loro hanno già deciso che il progetto da portare avanti è il restyling, quindi adesso dobbiamo essere noi a lavorare, siamo noi i soldatini». Molto chiaro.
Bologna e Seci si sono concentrati molto sugli aspetti fiscali e finanziari dell’operazione. Analisi approfondite, ma ancora una fumata grigia. Nessuno si aspettava una decisione definitiva, ma il fatto che non sia nera è già qualcosa. Naturalmente solo per chi ritiene che la scelta del restyling sia la migliore. La famosa lettera che attendono a Palazzo d’Accursio e in casa Invimit, proprietaria dei terreni dei Prati di Caprara, potrebbe arrivare a marzo, difficilmente questo mese. Fosse così verrebbe esaudito l’auspicio di Merola a cui piacerebbe mettere tutto a bando in giugno, dopo la Conferenza dei servizi che avrà bisogno di un mese e mezzo per analizzare la fattibilità dell’operazione. Insomma, al momento pare proprio che le parti diano seguito alle volontà espresse il 22 gennaio.
Come ormai è noto però si lavora, il Bologna in primis, sotto traccia anche per un eventuale piano B cioè per la costruzione di un nuovo impianto (peraltro fu proprio il presidente Saputo a svelarlo, «la crescita del club passa attraverso il restyling dello stadio o uno nuovo…»). Guardarsi intorno è ritenuto quasi un obbligo doveroso per l’ad rossoblù Claudio Fenucci. Un’exit strategy nel caso in cui non ci fosse la sostenibilità finanziaria, ambientale e politica dell’ammodernamento del Dall’Ara. L’area su cui ultimamente si stanno facendo dei sondaggi (non in prima persona il Bologna, ma qualcuno pronto a rivendere al club questa possibilità) sono in primis i 18 ettari di terreno dove sarebbe dovuto sorgere il Parco delle Stelle: terreni appartenuti a Sacrati, poi fallito, e andati invano all’asta diverse volte. Ce ne sarà un’altra a beve, ma non è certo impedita una trattativa privata. Inserito nel Polo funzionale del Caab e di Fico, il comparto è già predisposto per realizzare infrastrutture sportive, e naturalmente commerciali. E anche dal punto di vista della viabilità l’area è ben messa. Due i potenziali vantaggi per il Bfc: recuperare la legge sugli stadi con tutti i vantaggi del caso, non solo finanziari ma anche amministrativi; e la proprietà piena, che non è poca cosa. Tutti ragionamenti che svaniranno se davvero sarà il restyling a prevalere. Ma la partita è ancora aperta.