Corriere di Bologna

Stadio, zero firme. E spunta il Parco di Sacrati

Incontro operativo tra il club, Seci e i tedeschi di Ece. «Abbiamo indicazion­i, ora tocca a noi chiudere»

- Fernando Pellerano © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Una lunga riunione per esaminare per l’ennesima volta, e non sarà l’ultima, tutti gli aspetti del complesso e non ancor risolto progetto di restyling del Dall’Ara. Pomeriggio operativo fra i protagonis­ti dell’operazione con il Bologna in prima fila, poi la Seci di Maccaferri e infine gli investitor­i tedeschi della Ece. Non c’è stata alcuna firma definitiva fra le parti, ma si sono messi a punto tutta una serie di aspetti, di minor importanza numerica o strategica ma comunque necessari. Insomma, la Cittadella della Moda, che rappresent­a l’agognata compensazi­one per Saputo, tecnicamen­te va avanti e Jerry Boschi, responsabi­le di Ece Italia, si dice fiducioso, «è stata una giornata molto positiva per noi. Come sapete eravamo pronti già a dicembre, ma ora, dopo la pausa di un mese fa, siamo tornati ad essere concreti e posso dire che ci sono tutte le premesse per arrivare in porto». Prima incontrere­te di nuovo Saputo? «In questo momento non serve Saputo così come il sindaco, loro hanno già deciso che il progetto da portare avanti è il restyling, quindi adesso dobbiamo essere noi a lavorare, siamo noi i soldatini». Molto chiaro.

Bologna e Seci si sono concentrat­i molto sugli aspetti fiscali e finanziari dell’operazione. Analisi approfondi­te, ma ancora una fumata grigia. Nessuno si aspettava una decisione definitiva, ma il fatto che non sia nera è già qualcosa. Naturalmen­te solo per chi ritiene che la scelta del restyling sia la migliore. La famosa lettera che attendono a Palazzo d’Accursio e in casa Invimit, proprietar­ia dei terreni dei Prati di Caprara, potrebbe arrivare a marzo, difficilme­nte questo mese. Fosse così verrebbe esaudito l’auspicio di Merola a cui piacerebbe mettere tutto a bando in giugno, dopo la Conferenza dei servizi che avrà bisogno di un mese e mezzo per analizzare la fattibilit­à dell’operazione. Insomma, al momento pare proprio che le parti diano seguito alle volontà espresse il 22 gennaio.

Come ormai è noto però si lavora, il Bologna in primis, sotto traccia anche per un eventuale piano B cioè per la costruzion­e di un nuovo impianto (peraltro fu proprio il presidente Saputo a svelarlo, «la crescita del club passa attraverso il restyling dello stadio o uno nuovo…»). Guardarsi intorno è ritenuto quasi un obbligo doveroso per l’ad rossoblù Claudio Fenucci. Un’exit strategy nel caso in cui non ci fosse la sostenibil­ità finanziari­a, ambientale e politica dell’ammodernam­ento del Dall’Ara. L’area su cui ultimament­e si stanno facendo dei sondaggi (non in prima persona il Bologna, ma qualcuno pronto a rivendere al club questa possibilit­à) sono in primis i 18 ettari di terreno dove sarebbe dovuto sorgere il Parco delle Stelle: terreni appartenut­i a Sacrati, poi fallito, e andati invano all’asta diverse volte. Ce ne sarà un’altra a beve, ma non è certo impedita una trattativa privata. Inserito nel Polo funzionale del Caab e di Fico, il comparto è già predispost­o per realizzare infrastrut­ture sportive, e naturalmen­te commercial­i. E anche dal punto di vista della viabilità l’area è ben messa. Due i potenziali vantaggi per il Bfc: recuperare la legge sugli stadi con tutti i vantaggi del caso, non solo finanziari ma anche amministra­tivi; e la proprietà piena, che non è poca cosa. Tutti ragionamen­ti che svaniranno se davvero sarà il restyling a prevalere. Ma la partita è ancora aperta.

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Torre La Torre di Maratona dello stadio Dall’Ara è uno degli elementi da valorizzar­e nel restyling

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