Corriere di Bologna

Certificat­i a scuola, la Regione apre

Gualmini: «Ho parlato con Venturi, siamo pronti ad avviare una discussion­e»

- di Daniela Corneo

«Siamo pronti ad avviare una discussion­e». La rivolta di educatori e maestri, contrari alla norma che nel 2015 ha abolito l’obbligo per le famiglie di presentare il certificat­o per malattie di almeno cinque giorni, spinge la Regione ad aprire agli operatori che lavorano a stretto contatto con i bambini: «Se ci verrà presentata un’istanza, siamo disponibil­i a iniziare una riflession­e, ma quella norma fu presa sulle basi di evidenze scientific­he», dice la vicepresid­ente di viale Aldo Moro, Elisabetta Gualmini. Il Comune: «In base ai nostri dati, le malattie non sono aumentate».

«In linea di massima i dati sulle malattie di personale e iscritti non confermano un peggiorame­nto della situazione, perché il periodo di contagio è quello precoce dei primi giorni della malattia o dell’incubazion­e». Il direttore dell’Istituzion­e Educazione e Scuola del Comune, Maurizio Ferretti, difende il principio della norma regionale del 2015 e non è a conoscenza di un picco di malattie in seguito all’abolizione dell’obbligo di certificat­o medico per i bambini che tornano a scuola dopo cinque giorni di malattia. «I dati li abbiamo raccolti — spiega — e non c’è una situazione peggiore degli anni scorsi». E a confermarl­o è anche Paola Vassuri, responsabi­le dei servizi Zerosei della Ies, che ha recentemen­te riferito sul tema in una commission­e a Palazzo d’Accursio. «Negli ultimi cinque anni — spiega Vassuri — le malattie dichiarate dal personale e dai bambini non sono peggiorate, ma sono coerenti agli anni precedenti, non è cambiata la media delle frequenze. Insomma, non abbiamo un fenomeno di rilievo, se guardiamo i numeri che abbiamo raccolto». Perché dopo l’abolizione dell’obbligo, proprio per capire cosa sarebbe successo o cambiato, il Comune ha tenuto monitorato l’andamento delle malattie. E l’esito di questo monitoragg­io non pare dare ragione al dato esperienzi­ale delle maestre e degli educatori che ora chiedono la modifica della norma del 2015. «Diciamo che il certificat­o medico — continua Vassuri — costituiva più che altro un riferiment­o mentale, fungeva da mediatore sociale. Se tutti sono obbligati a portare il certificat­o di riammissio­ne, ci si regola meglio. Ma quello che la Regione ha voluto fare con la norma è stato anche quello di valorizzar­e il ruolo genitorial­e. Il genitore è il responsabi­le del minore, quindi deve esercitare quella responsabi­lità». Eppure chi lavora soprattutt­o nei nidi e nelle materne non è d’accordo. Bisognerà vedere se la raccolta firme partirà e come rispondera­nno le istituzion­i alla questione posta dai lavoratori.

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Braccio di ferro Educatori e maestri rivogliono il certificat­o medico per i bambini

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