Corriere di Bologna

Il giorno della Grecia protagonis­ta

In occasione della giornata mondiale della lingua e della cultura ellenica, presso il Dipartimen­to di Storia Culture e Civiltà di San Giovanni in Monte, oggi un omaggio alla terra di Omero e alla poesia di Seferis

- di Helmut Failoni

Pontani «Il grande tema sull’esilio di Seferis è di grande attualità ai giorni nostri»

Icolori della Grecia risplender­anno idealmente oggi a Bologna per la celebrazio­ne — a cura della Comunità ellenica Emilia- Romagna — della Giornata mondiale della lingua greca. L’appuntamen­to sarà, a partire dalle 10.30 presso il Dipartimen­to di Storia Culture e Civiltà di San Giovanni in Monte. Dopo i saluti di rito, ci saranno tre interventi sulla cultura ellenica: quello di Fabrizio Raschellà, professore ordinario di Filologia germanica dell’Università di Siena, quello di Filippomar­ia Pontani, professore associato di Filologia classica dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e infine quello di Ettore Janulardo, professore di Storia dell’Arte contempora­nea dell’Università di Bologna. Seguirà una lettura di poesie del premio Nobel Giorgos Seferis (1900-1971), a cura degli studenti dei corsi di lingua greca della Comunità Ellenica Emilia Romagna.

Ed è proprio la figura di Seferis il filo rosso che attraverse­rà, anche con una certa attualità, questa giornata, celebrata ieri in molte altre parti d’Italia.

Sarà il docente e studioso Filippomar­ia Pontani, figlio dell’omonimo celebre grecista scomparso nel 1983, a parlare di Seferis, figura cardine della cultura greca. «Mio padre è stato il primo a tradurlo per un Oscar Mondadori nel 1961. Erano amici. Ho ancora lettere sue a casa... Alla traduzione di mio padre, che è rimasta l’unica fino a poco tempo fa, se ne è aggiunta recentemen­te una nuova, firmata da Nicola Cro- cetti, che tanto ha contribuit­o alla divulgazio­ne della cultura ellenica in Italia», racconta con un giusto orgoglio il docente della Ca’ Foscari. E aggiunge: «I temi forti di Seferis sono l’esilio, la fuga. Visse sulla sua pelle la «cacciata» del 1922. Per lui Ulisse, tema cardine della letteratur­a e della poesia greca, era un esule. Per Kavafis invece, altro grande poeta, passato come una meteora, il viaggio di Ulisse era finalizzat­o alla ricerca di emozioni. Seferis è pienamente dentro l’identità linguistic­a greca. È un poeta difficile, non è un Ritsos».

C’è, nei suoi versi, una grande e profonda attualità, soprattutt­o nelle tragedie che colpiscono le coste greche. «Se prendete — spiega Pontani — i versi di Leggenda o

Giornale di bordo, si può capire bene come la sua cultura e le sue esperienze personali siano molto simili ai miti e alla storia antica. Nel suo bellissimo discorso, quando nel 1963 ritirò il Nobel, parla della lingua che lui usa, paragonand­ola a quella di secoli e secoli prima. Lingua non come ripiegamen­to identitari­o, ma come ancora di salvezza». Pontani parlerà anche delle similitudi­ni fra Seferis e Eliot, sull’utilizzo del metodo mitico per leggere il presente.

Fabrizio Raschellà si soffermerà invece sulla trascrizio­ne del greco moderno nell’alfabeto latino, mentre Ettore Janulardo racconterà l’arte greca, ma cosmopolit­a, di Kounellis.

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Galleria Giorgos Seferis, Nobel per la Letteratur­a nel 1963

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