Corriere di Bologna

L’intervista

- di Daniela Corneo daniela.corneo@rcs.it

Educatori e maestri (insieme a una parte dei genitori) sono sul piede di guerra e chiedono che la Regione Emilia-Romagna ripristini l’obbligo di certificat­o medico per i bambini rimasti assenti da scuola per malattia per almeno cinque giorni. Quella norma che aboliva l’obbligo, introdotta da viale Moro nel luglio 2015, a quasi tre anni dalla sua applicazio­ne, adesso sta molto stretta a chi, soprattutt­o nei nidi e nelle scuole dell’infanzia, è a stretto contatto quotidiana­mente con i bambini, spesso malati. Tanto che sui social è partito l’appello degli addetti ai lavori per avviare una raccolta firme, estesa alle famiglie, da portare poi in Regione per smuovere gli animi.

La Regione non chiude la porta. Difende la propria scelta, ma è comunque pronta ad accogliere le richieste di quanti, nel mondo della scuola, presentera­nno un’istanza sul tema. A quel punto si potrà fare un quadro della situazione, fanno sapere anche dall’assessorat­o regionale alla Salute guidato da Sergio Venturi. E questa disponibil­ità arriva anche dalla vicepresid­ente di viale Aldo Moro e assessore al Welfare Elisabetta Gualmini.

Vicepresid­ente Gualmini, a due anni e mezzo dalla sua introduzio­ne, la norma che ha eliminato l’obbligo di certificat­o medico, inizia a causare la rivolta del personale scolastico a Bologna. È una norma che si può rivedere o indietro non si torna?

«Il tema è prima di tutto sanitario. La legge del 2015 è stata fatta perché, sulla base delle evidenze scientific­he, il contagio è più pericoloso nella fase di incubazion­e, non successiva­mente. Detto quescussio­ne. sto, ho parlato con l’assessore Venturi e c’è apertura nei confronti di una discussion­e, visto che qui ci sono tanti interessi, anche giusti, in gioco».

In questo caso maestri ed operatori scolastici rivendican­o i propri interessi e lamentano uno scarso senso di responsabi­lità da parte delle famiglie.

«Riesco a comprender­e educatrici e maestre che temono arrivino tanti bambini malati che rendono difficile lo svolgiment­o delle attività. Ma volevo anche sottolinea­re che le Regioni non l’hanno introdotta per caso questa norma, suffragata da evidenze scientific­he. Quello che bisogna evitare sono i comportame­nti furbeschi: è bene tenere a casa un bambino quando è malato, in primo luogo nell’interesse del bambino».

E qui, come lei sa bene, c’è il solito tema, a lei ben noto occupandos­i di politiche di Welfare, della conciliazi­one dei tempi di lavoro con i tempi dedicati alla cura dei figli. Molti genitori riportano il figlio ancora malato a scuola, perché non sanno come gestire le richieste del mondo del lavoro. Certo che senza l’obbligo del certificat­o la strada è spianata.

«Quello della conciliazi­one è un problema annoso per le famiglie, la pressione del mondo del lavoro è fuori di- Questa è una sfida politica molto importante, anche se non ci compete direttamen­te come Regione. Serve maggior tutela soprattutt­o per chi ha lavori discontinu­i e intermitte­nti, in modo che non sia un incubo crescere dei figli. Qualcosa con il Job’s Act è stato fatto, ma è evidente che la trasformaz­ione imponente dei contratti di lavoro comporta più difficoltà».

Ci sono strategie che, su questo tema, la Regione può adottare?

«Noi ci impegniamo ad ascoltare le famiglie il più possibile e proviamo a trovare equilibri corretti nell’interesse di tutti. Per esempio, proprio per la forza con cui emergono queste esigenze, già da quest’estate metteremo a disposizio­ne dei contributi regionali per favorire la conciliazi­one delle esigenze del lavoro con quelle delle famiglie durante la lunga pausa estiva delle scuole. Questo per iniziare, ma siamo consapevol­i che su questo tema non bisogna mai abbassare la guardia».

Per tornare alla questione del certificat­o medico, se gli operatori della scuola e dei servizi dell’infanzia arrivasser­o in viale Aldo Moro con in mano una petizione che chiede il ripristino dell’obbligo del certificat­o dopo cinque giorni di malattia, voi assessori che fareste? U n passo indietro saresti disposti a farlo?

«Questo non lo decido io, essendo una questione che attiene alla salute dei cittadini, ma posso confermare che siamo aperti a una eventuale discussion­e, qualora fosse necessario».

I timori delle maestre Capisco la loro paura di vedere tanti bimbi malati che rendono difficile lo svolgiment­o dell’attività Le esigenze dei genitori Conciliare i tempi di cura dei figli con quelli del lavoro è una sfida anche per noi come Regione

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