L’intervista
Educatori e maestri (insieme a una parte dei genitori) sono sul piede di guerra e chiedono che la Regione Emilia-Romagna ripristini l’obbligo di certificato medico per i bambini rimasti assenti da scuola per malattia per almeno cinque giorni. Quella norma che aboliva l’obbligo, introdotta da viale Moro nel luglio 2015, a quasi tre anni dalla sua applicazione, adesso sta molto stretta a chi, soprattutto nei nidi e nelle scuole dell’infanzia, è a stretto contatto quotidianamente con i bambini, spesso malati. Tanto che sui social è partito l’appello degli addetti ai lavori per avviare una raccolta firme, estesa alle famiglie, da portare poi in Regione per smuovere gli animi.
La Regione non chiude la porta. Difende la propria scelta, ma è comunque pronta ad accogliere le richieste di quanti, nel mondo della scuola, presenteranno un’istanza sul tema. A quel punto si potrà fare un quadro della situazione, fanno sapere anche dall’assessorato regionale alla Salute guidato da Sergio Venturi. E questa disponibilità arriva anche dalla vicepresidente di viale Aldo Moro e assessore al Welfare Elisabetta Gualmini.
Vicepresidente Gualmini, a due anni e mezzo dalla sua introduzione, la norma che ha eliminato l’obbligo di certificato medico, inizia a causare la rivolta del personale scolastico a Bologna. È una norma che si può rivedere o indietro non si torna?
«Il tema è prima di tutto sanitario. La legge del 2015 è stata fatta perché, sulla base delle evidenze scientifiche, il contagio è più pericoloso nella fase di incubazione, non successivamente. Detto quescussione. sto, ho parlato con l’assessore Venturi e c’è apertura nei confronti di una discussione, visto che qui ci sono tanti interessi, anche giusti, in gioco».
In questo caso maestri ed operatori scolastici rivendicano i propri interessi e lamentano uno scarso senso di responsabilità da parte delle famiglie.
«Riesco a comprendere educatrici e maestre che temono arrivino tanti bambini malati che rendono difficile lo svolgimento delle attività. Ma volevo anche sottolineare che le Regioni non l’hanno introdotta per caso questa norma, suffragata da evidenze scientifiche. Quello che bisogna evitare sono i comportamenti furbeschi: è bene tenere a casa un bambino quando è malato, in primo luogo nell’interesse del bambino».
E qui, come lei sa bene, c’è il solito tema, a lei ben noto occupandosi di politiche di Welfare, della conciliazione dei tempi di lavoro con i tempi dedicati alla cura dei figli. Molti genitori riportano il figlio ancora malato a scuola, perché non sanno come gestire le richieste del mondo del lavoro. Certo che senza l’obbligo del certificato la strada è spianata.
«Quello della conciliazione è un problema annoso per le famiglie, la pressione del mondo del lavoro è fuori di- Questa è una sfida politica molto importante, anche se non ci compete direttamente come Regione. Serve maggior tutela soprattutto per chi ha lavori discontinui e intermittenti, in modo che non sia un incubo crescere dei figli. Qualcosa con il Job’s Act è stato fatto, ma è evidente che la trasformazione imponente dei contratti di lavoro comporta più difficoltà».
Ci sono strategie che, su questo tema, la Regione può adottare?
«Noi ci impegniamo ad ascoltare le famiglie il più possibile e proviamo a trovare equilibri corretti nell’interesse di tutti. Per esempio, proprio per la forza con cui emergono queste esigenze, già da quest’estate metteremo a disposizione dei contributi regionali per favorire la conciliazione delle esigenze del lavoro con quelle delle famiglie durante la lunga pausa estiva delle scuole. Questo per iniziare, ma siamo consapevoli che su questo tema non bisogna mai abbassare la guardia».
Per tornare alla questione del certificato medico, se gli operatori della scuola e dei servizi dell’infanzia arrivassero in viale Aldo Moro con in mano una petizione che chiede il ripristino dell’obbligo del certificato dopo cinque giorni di malattia, voi assessori che fareste? U n passo indietro saresti disposti a farlo?
«Questo non lo decido io, essendo una questione che attiene alla salute dei cittadini, ma posso confermare che siamo aperti a una eventuale discussione, qualora fosse necessario».
I timori delle maestre Capisco la loro paura di vedere tanti bimbi malati che rendono difficile lo svolgimento dell’attività Le esigenze dei genitori Conciliare i tempi di cura dei figli con quelli del lavoro è una sfida anche per noi come Regione