Unipol in rosso, ma dà dividendi (e Unipolsai li aumenta)
I conti del gruppo di via Stalingrado: passivo di 169 milioni, le due quotate ne distribuiscono 538
I crediti deteriorati portano in rosso Unipol, ma il gruppo distribuirà comunque dividendi. E Unipolsai aumenterà pure la cedola. Ieri il colosso di via Stalingrado ha diffuso i dati preliminari sull’esercizio 2017. Numeri che segnano una perdita di 169 milioni di euro nel bilancio consolidato, dopo che l’anno scorso l’attivo era stato di 535 milioni. Ma a incidere pesantemente è la pulizia dei crediti deteriorati, che ha comportato la creazione di una bad bank e rettifiche per 824 milioni di euro.
Senza questa «zavorra» l’utile sarebbe stato di 655 milioni, quindi in aumento di 120 rispetto all’esercizio 2016. Così la Gruppo Unipol Spa, che ha avuto un attivo di 213 milioni, proporrà comunque un dividendo, che sarà uguale a quello dell’anno scorso: 18 centesimi ad azione, in totale 129 milioni di euro distribuiti agli azionisti.
Ancora meglio va ai soci di Unipolsai, visto che qui lo stacco della cedola diventa più pesante nonostante 112 milioni di rettifiche sui crediti deteriorati: l’utile sale a 537 milioni (più 1,8%), il dividendo arriva a 0,145 euro per azione (più 16%) e il monte totale arriva così a 409 milioni. In totale, per il ramo assicurativo del colosso bolognese, fanno 762 milioni distribuiti in due anni.
Soddisfatto l’ad Carlo Cimbri: «Sarebbe stato normale non distribuire dividendi, ma noi vogliamo mantenere gli impegni del piano industriale anche al di là delle operazioni straordinarie», spiega riferendosi alla decisione su Unipol. Mentre su UnipolSai, l’ad non esclude la possibilità di aumentare la cedola anche l’anno prossimo: «Vediamo i risultati del 2018, noi abbiamo l’obiettivo di centrare gli obiettivi e superarli se ci sono le occasioni».
Intanto, resta da capire il futuro della good bank, una volta liberata dalle sofferenze: «Inizia una nuova era — assicura Cimbri — con l’obiettivo di essere più profittevole nella sua attuale configurazione». Una possibilità è quella di future integrazioni: «Ho sempre detto che la banca è potenzialmente aggregabile — ricorda il manager — poi bisogna vedere con quali soggetti. Oggi ci sono situazioni sul mercato che non hanno lo stesso livello di pulizia di Unipol e prima di andare ad aggregarci con qualche altro gruppo bancario dobbiamo capire bene quale è il potenziale in questa realtà».