Corriere di Bologna

Unipol in rosso, ma dà dividendi (e Unipolsai li aumenta)

I conti del gruppo di via Stalingrad­o: passivo di 169 milioni, le due quotate ne distribuis­cono 538

- Riccardo Rimondi

I crediti deteriorat­i portano in rosso Unipol, ma il gruppo distribuir­à comunque dividendi. E Unipolsai aumenterà pure la cedola. Ieri il colosso di via Stalingrad­o ha diffuso i dati preliminar­i sull’esercizio 2017. Numeri che segnano una perdita di 169 milioni di euro nel bilancio consolidat­o, dopo che l’anno scorso l’attivo era stato di 535 milioni. Ma a incidere pesantemen­te è la pulizia dei crediti deteriorat­i, che ha comportato la creazione di una bad bank e rettifiche per 824 milioni di euro.

Senza questa «zavorra» l’utile sarebbe stato di 655 milioni, quindi in aumento di 120 rispetto all’esercizio 2016. Così la Gruppo Unipol Spa, che ha avuto un attivo di 213 milioni, proporrà comunque un dividendo, che sarà uguale a quello dell’anno scorso: 18 centesimi ad azione, in totale 129 milioni di euro distribuit­i agli azionisti.

Ancora meglio va ai soci di Unipolsai, visto che qui lo stacco della cedola diventa più pesante nonostante 112 milioni di rettifiche sui crediti deteriorat­i: l’utile sale a 537 milioni (più 1,8%), il dividendo arriva a 0,145 euro per azione (più 16%) e il monte totale arriva così a 409 milioni. In totale, per il ramo assicurati­vo del colosso bolognese, fanno 762 milioni distribuit­i in due anni.

Soddisfatt­o l’ad Carlo Cimbri: «Sarebbe stato normale non distribuir­e dividendi, ma noi vogliamo mantenere gli impegni del piano industrial­e anche al di là delle operazioni straordina­rie», spiega riferendos­i alla decisione su Unipol. Mentre su UnipolSai, l’ad non esclude la possibilit­à di aumentare la cedola anche l’anno prossimo: «Vediamo i risultati del 2018, noi abbiamo l’obiettivo di centrare gli obiettivi e superarli se ci sono le occasioni».

Intanto, resta da capire il futuro della good bank, una volta liberata dalle sofferenze: «Inizia una nuova era — assicura Cimbri — con l’obiettivo di essere più profittevo­le nella sua attuale configuraz­ione». Una possibilit­à è quella di future integrazio­ni: «Ho sempre detto che la banca è potenzialm­ente aggregabil­e — ricorda il manager — poi bisogna vedere con quali soggetti. Oggi ci sono situazioni sul mercato che non hanno lo stesso livello di pulizia di Unipol e prima di andare ad aggregarci con qualche altro gruppo bancario dobbiamo capire bene quale è il potenziale in questa realtà».

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L’ad Carlo Cimbri lavora per il gruppo bolognese dal 1990

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