Corriere di Bologna

Giovanni Bia: «Non accontenta­tevi mai Il Bologna merita campionati diversi»

L’ex rossoblù: «Spero che finisca l’austerity e la società miri più in alto»

- C. B.

Giovanni Bia, almeno prima lei era importante per il Bologna.

«Non può pretendere che giocassi fino a 50 anni».

Il discorso è un altro, da procurator­e almeno un suo giocatore bravo poteva darglielo.

«Ci sono andato vicino con Cigarini, al Bologna piaceva e lui sarebbe andato di corsa, ma non si sono combaciate le esigenze delle due parti».

In che senso?

«I numeri dell’operazione erano alti, poi il Bologna doveva valorizzar­e Crisetig e Nagy. Eppure con la società ho un rapporto bellissimo, sono amico sia di Di Vaio che di Bigon. Finisce sempre così nel calcio».

Cosa finisce così?

«Quando ci sono grandi rapporti di amicizia non si riescono a fare le cose».

C’è un giocatore che ora vorrebbe dargli?

«Forse Palazzi del Pescara. Stava facendo benissimo prima di rompersi il crociato».

Di difensori non ha proprio nessuno?

«Ferrari del Crotone che poi è andato alla Sampdoria. Ne avevo anche parlato con Bigon, ma per il Bologna aveva costi proibitivi».

Sono passati 18 anni da Bia a Bologna, cosa le è rimasto addosso?

«Tutto. Mi sembra ieri, meraviglio­sa la città, meraviglio­so quel gruppo di giocatori. Pensi che era bello anche stare con voi giornalist­i».

Da allora è come se il mondo si fosse capovolto.

«Meglio quello. Quello era un calcio di uomini veri, dove il rispetto saliva sempre sul trono. Con Beppe Signori, con Michele Paramatti, con Binotto, con Fontolino eravamo come fratelli, guai se qualcuno toccava uno di noi. Ora non è più così, non ci sono più né principi né valori. Le racconto un episodio…».

Avanti.

«Una domenica Guidolin mandò in panchina senza alcun motivo il povero Ingesson, piangeva Klas da quanto ci era rimasto male. Feci gol e andai ad abbracciar­lo. I suoi occhi si illuminaro­no, mi emozionai. Campassi mille anni non dimentiche­rei mai lo sguardo di Klas. Mi creda, noi eravamo una squadra tosta. Io ai miei giocatori lo dico sempre».

Cosa gli dice?

«Che devono lottare per riappropri­arsi della loro vita, che devono parlare e tornare ad avere un rapporto con i tifosi. E di essere meno social possibile».

Come dice Spalletti...

«Sarà una bella partita Inter-Bologna, all’andata il Bologna giocò molto bene».

Si sarebbe aspettato di vedere Donadoni nell’occhio del ciclone?

«Mi ascolti bene: io non voglio colpevoliz­zare e processare nessuno, né Donadoni né la società di cui sono amico, ma conosco Bologna, conosco la sua gente e la sua storia, e per questo motivo dico che il Bologna deve vivere stabilment­e sotto le grandi. Deve essere l’Atalanta degli ultimi due campionati, deve essere la Sampdoria di questa stagione, non può e non deve sperare di fare i 40 punti prima possibile per poi sentirsi sereno. Speriamo che questo sia l’ultimo anno di austerity».

Cosa vuole dire?

«Ho letto che dopo tre anni di grande attenzione dal punto di vista economico il Bologna dovrebbe tornare a fare maggiori investimen­ti, lo spero fortemente, perché mi sembra arrivato il momento di riportare la squadra almeno nella facciata sinistra della classifica. Bologna ha bisogno di risultati importanti. È vero che da sempre vive il calcio con grande equilibrio ma non può accontenta­rsi che la sua squadra vivacchi in serie A, non è giusto, dopo le squadre che lottano per lo scudetto e l’Europa dobbiamo trovare tutti gli anni il Bologna».

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Francesca Piccinini

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