LA MEMORIA DI BOLOGNA
Merita una riflessione la trasformazione in esposizione permanente della mostra «Bologna fotografata», organizzata con grande successo nel sottopasso di piazza Re Enzo. Vale a dire in un sito di autentica archeologia urbana contemporanea, originario elemento della sintassi funzionale di un centro che non c’è più, in cui la circolazione delle persone era subordinata a quella dei veicoli. Un luogo che perciò molti temevano destinato a sparire, ma che in tal maniera diverrà invece, con coerenza, un luogo della memoria. Nel presentare il progetto, Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca, ha spiegato che la memoria non è mai uguale ma sempre in movimento. Non basta. Avvisano i neuroscienziati, che la memoria è molto più di quanto possiamo ricordare con coscienza, nel senso che le cose di cui siamo coscienti sono quelle che entrano nel dominio della semplice memoria di lavoro. Oltre questa vi sono meccanismi più profondi, ed è al loro interno che vanno ricercate le ragioni (inconsce) del grande concorso di pubblico all’esibizione in questione. Non siamo mai consapevoli, a livello dei processi cognitivi, dell’elaborazione che induce a un comportamento, ma ci avvediamo soltanto delle sue conseguenze, cioè del risultato dell’elaborazione stessa. Il fatto è che la memoria serve all’azione, cioè al futuro, non al passato. Così dietro alla contemplazione del «come eravamo» si nasconde sempre il problema del come saremo. Un tema che la nostra città sente in maniera specifica per la complessità della sua storia. Bologna, soprattutto, avverte oggi di stare mutando pelle, anzi natura, e teme che le vecchie logiche non siano più d’aiuto, mentre le nuove non le conosce ancora. Il dato consolante è che tutto ciò si manifesti appunto nella forma che stiamo considerando, per via di un processo fondato sull’incontro solidale e simpatetico tra cittadinanza e istituzioni, sulla convergenza tra iniziativa politica e risposta civile. Una convergenza che conferma il primato bolognese nel trattamento del peculiare tipo di informazione specializzata che è l’immagine, in omaggio a San Luca patrono dei pittori. Il rischio è che il commercio degli sguardi attivato dalle foto di Bologna conservate nel sottopasso produca alla fine più nostalgia e rimpianto che senso di continuità e solidarietà tra la Bologna di ieri e quella di domani.