Corriere di Bologna

«Casini? Non si cambia la storia di una città»

Errani: il centrosini­stra di Prodi non esiste più

- di Olivio Romanini

L’ ex governator­e Vasco Errani sfida il suo avversario Pier Ferdinando Casini: «Non si riscrive la storia di una città, la svolta centrista è un errore». E al padre nobile del Pd Romano Prodi dice: «L’amicizia resta ma il nostro centrosini­stra e quello di Prodi non esiste più».

Ma per il futuro, dopo il 4 marzo, Errani è fiducioso: «Si può ricostruir­e il centrosini­stra se il Pd cambia».

Le due sinistre sono riuscite a litigare anche su Macerata. Che idea si è fatto di quello che è successo nel Paese negli ultimi giorni?

«Quello che è successo — spiega l’ex governator­e pd Vasco Errani, oggi candidato alle Politiche per Liberi e uguali — ci dice che occorre tenere alti i riferiment­i fondamenta­li della nostra convivenza civile e democratic­a. Abbiamo una Costituzio­ne che è nata dalla Resistenza e bisogna costruire l’unità di tutti i cittadini attorno a quei valori perché la Resistenza non è stata solo di una parte, ma di un intero popolo che si è riscattato dalla vergogna del fascismo. Bisogna esserci ovunque e reagire e per questo è stato giusto andare a Macerata e in tutte le piazze d’Italia, sono orgoglioso che Leu lo abbia saputo fare».

La sua sfida con Casini al collegio di Bologna del Senato è la partita di cartello in Emilia delle prossime elezioni. Lei per ora non ha fatto polemiche e si è limitato a dire che le radici non sono acqua: ce l’aveva con l’ex presidente della Camera?

«Casini ha ribadito di essere un moderato, ha ragione. Non bisogna fare confusione, non si riscrive la storia di una città. Imbeni, Zangheri e Guazzaloca (citati in un’intervista al Corriere di Bologna da Casini, ndr) hanno portato avanti progetti diversi, i bolognesi lo sanno. Ho detto che le radici non sono acqua perché i valori e le idee sono fondamenta­li se vogliamo dare un futuro e una speranza a questo Paese». Casini però dice che il mondo è cambiato.

«Certo che il mondo è cambiato, non guardo alle vecchie contrappos­izioni del Novecento. Io credo che una svolta centrista sia un errore, è qualcosa di politicist­a, astratto, bisogna tornare a Bologna e alle sue grandi potenziali­tà. Lucio Dalla quando cantava “Bologna con il suo rosso sui muri alle spalle che a poco a poco sparisce, metto la freccia e vado sulla luna...”».

Proviamo a stare al merito: quali sono i valori o le idee che non ha più trovato nel suo partito?

«Il Jobs act si cambia o no? Per noi è indispensa­bile farlo e ridare diritti ai lavoratori, contrastan­do la precarietà, è il lavoro buono quello che fa crescere il Paese. Non dobbiamo guardare indietro, basta vedere cosa fa la Germania o quello che si fa in importanti aziende di questa regione. Si deve andare avanti con la politica dei bonus? Per noi no, perché non intervengo­no sulla riduzione delle disuguagli­anze. Serve un grande investimen­to sulla scuola e sui servizi? Per noi sì. E anche sui diritti civili bisogna andare avanti ancora».

Pier Luigi Bersani ha detto che il modello della sinistra di governo in Emilia oggi è appannato. Concorda? «Quello che voleva dire, e che penso anche io, è che le esperienze di questa regione tante volte hanno segnato le politiche nazionali, oggi purtroppo non è così perché le politiche nazionali hanno un altro segno».

Il suo amico Romano Prodi ha speso parole nettissime sul progetto di Liberi e uguali: ha detto che non lavorate per l’unità del centrosini­stra. Che pensa di questo giudizio?

«La mia amicizia con Romano non è in discussion­e, ma qui c’è un punto politico: il nostro centrosini­stra, quello anche di Prodi, non c’è più. Purtroppo sono state fatte altre scelte».

Dopo il 4 marzo cosa succederà con il Pd? Continuere­te a marciare divisi?

«Dopo le elezioni bisogna riprendere un ragionamen­to chiaro, serve una discontinu­ità autentica sulle politiche e solo a quel punto si può provare a ricostruir­e un progetto con tutte le forze progressis­te di sinistra riformista e di governo per rispondere ai problemi reali del Paese e costruire un’alternativ­a. Noi faremo la nostra parte in Parlamento per portare a casa dei risultati concreti». Non è che fin che c’è Renzi rimarrete divisi?

«Il problema è politico e strategico, non è una questione di nomi. Voglio essere più chiaro su questo punto: i problemi non si risolvono scambiando le figurine».

Che cosa pensa di quello che sta succedendo nel Movimento 5 stelle?

«Hanno fatto i censori e ora si trovano davanti a un problema, però il guaio non è questo, è che non si capisce che proposte hanno per il Paese».

Pensa di riuscire davvero a fare il ribaltone contro Casini?

«Io ho una sola preoccupaz­ione: ridare voce ed essere un punto di riferiment­o per una sinistra di governo e per gli elettori che non avevano più una casa».

L’amicizia con Romano resta ma il nostro centrosini­stra, quello di Prodi, non esiste più, sono state fatte altre scelte

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Vasco Errani, ex governator­e pd, è candidato all’uninominal­e del Senato con Leu
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