Acer, il giallo delle risorse Il Comune prende tempo
Il Sunia sull’inchiesta riaperta: serve una mappatura dei vetri non a norma
Il giorno dopo l’imputazione coatta del funzionario Acer per omicidio colposo e la riapertura delle indagini sulla morte del piccolo Alessandro, Acer garantisce l’impegno per la sicurezza negli alloggi: «Nel 2017 19mila interventi per 20 milioni di euro, ma le risorse scarseggiano». L’assessore alla Casa Virginia Gieri si riserva di affrontare l’argomento nei prossimi giorni, mentre per il sindacato Sunia: «Serve una mappatura dei vetri da sostituire, se no non si conosce neanche il budget necessario».
Il nodo restano sempre i soldi che non ci sono. Nonostante la morte del piccolo Alessandro Do Rosario un anno e mezzo fa e nonostante sia ormai acclarato che il vetro che l’ha ucciso non fosse a norma, non è possibile sapere quanti siano gli alloggi Acer con vetri toppo sottili. «Tutti sappiamo — ribadisce il presidente Alessandro Alberani — che il patrimonio di edilizia pubblica avrebbe bisogno, perché datato in molti casi, di interventi consistenti di manutenzione straordinaria e riqualificazione e che per farli servono risorse». Ma quante ne servirebbero?
In questi giorni Acer e Comune, sentendo anche il Sunia, stanno lavorando alla programmazione degli interventi per il 2018, con cui si stabiliscono le priorità per le manutenzioni. «È vero che sull’edilizia residenziale pubblica nessuno mette i soldi, non ci sono risorse se non quelle dei canoni — conferma il segretario del Sunia (Sindacato inquilini e assegnatari) Francesco Rienzi — ma le norme sulla sicurezza vanno rispettate, nel pubblico come nel privato. Non so come si possa fare in questo caso per le finestre, ma c’è bisogno di una mappatura dell’esistente per quantificare il budget per sostituire tutti i vetri toppo sottili come quello dell’appartamento in cui è morto il bambino, purtroppo. Se il Comune non sa di quanti soldi ci sarebbe bisogno, come si fa a programmare? Io come proprietario di immobili — prosegue Rienzi — non dormirei sonni tranquilli se sapessi che c’è un pericolo».
Non dormivano sonni tranquilli anche molti inquilini Acer, all’indomani del 5 agosto 2016, quando Alessandro è morto dissanguato per colpa di una scheggia della porta-finestra del suo appartamento. Tanto che l’azienda ha ricevuto numerose richieste di sostituzione dei vetri, ma spesso gli inquilini hanno proceduto di tasca propria. Ieri mattina, dopo la diffusione della notizia dell’imputazione coatta per omicidio colposo del funzionario Acer responsabile delle manutenzioni disposta dal gip e della riapertura delle indagini, c’è stata una riunione tra Acer e Comune. «Siamo sereni — ribadisce Alberani —. Resta il fatto che mancano le risorse e che il Comune ha margini ristretti visto che i fondi per l’edilizia pubblica dipendono dal Governo e sono fermi da tempo. Il nostro
L’allarme Dopo la morte del piccolo Alessandro molti hanno sostituito i vetri a proprie spese Alberani Gli alloggi pubblici avrebbero bisogno di interventi consistenti perché datati, ma per farlo servono risorse che però non ci sono Rienzi Le norme sulla sicurezza vanno rispettate ma serve un budget, fossi il Comune non dormirei sonni tranquilli
Paese è tra quelli con la più bassa spesa sociale per la casa».
L’assessore alla Casa Virginia Gieri ieri ha preferito non commentare, riservandosi di farlo nei prossimi giorni con qualche numero alla mano ma sulla questione del ripristino dei vetri non a norma in Comune è stato avviato un ragionamento sul da farsi. Se non altro perché ora l’inchiesta tirerà in ballo anche eventuali responsabilità di Palazzo d’Accursio. Sul fronte delle indagini, la Procura sarà tenuta a chiedere il processo del responsabile manutenzioni e ad aprire un altro fascicolo per accertare ulteriori responsabilità, comprese quelle dei periti dello stesso pm, denunciati per falso dal padre del bambino.
Acer ieri ha scritto in una nota: «Siamo impegnati ogni giorno per garantire sicurezza e qualità dell’abitare, effettuando migliaia di interventi manutentivi, compatibilmente con le risorse disponibili. Nel 2017 ne abbiamo realizzati circa 19mila, per un costo complessivo di circa 20 milioni». Alberani sottolinea anche che alla famiglia di Alessandro sarebbe stata offerta «piena disponibilità per un cambio alloggio, in considerazione del dramma sofferto». Ma la famiglia, che sostiene un’altra versione, vive ancora in quella casa.