Quella galassia nera che non si nasconde più e attira i giovanissimi
Forza nuova conta non più di 50 militanti in città CasaPound, con la sua costola Blocco studentesco, si sta sempre più radicando
La galassia nera sotto le Due Torri attira soprattutto i giovani: l’età media dei ragazzi di Casapound non supera i 30 anni, anche se il suo volto più noto in questi giorni è l’ex Msi, An e Pdl Filippo Berselli. Che oggi chiede una sede: «Faccio appello ai privati interessati a investire su di noi». Più variegata l’età dei militanti di Forza nuova, in tutto una ventina e con una sede di cui preferiscono non rivelare l’indirizzo: «Ma un giorno il clima cambierà e potremo fare politica alla luce del sole».
Cosa volete? «Riprenderci tutto», scrivono i ragazzi di CasaPound Emilia Romagna sulla loro pagina Facebook. Sotto le torri, la loro presenza non è una novità. Ma se fino a poco tempo fa chi militava nell’estrema destra era costretto a guardarsi le spalle, oggi può fare politica alla luce del sole. L’associazione di «neofascisti del terzo millennio», così si autodefiniscono, fa incetta di adesioni soprattutto tra chi ha meno di 25 anni. L’età media non supera i 30: sono un centinaio i militanti bolognesi e all’occorrenza possono contare anche su un buon bacino di simpatizzanti, non tesserati, ma vicini al movimento. La comunicazione passa per la rete: basta un messaggio privato su Facebook per sapere dove incontrarli e come aderire. I ragazzi della «Tartaruga frecciata» si conoscono tutti. Una riunione alla settimana, in spazi diversi, per lo più privati, ma anche in qualche sala di quartiere. Ora vogliono una vera sede. Fino al 2009, una casa l’avevano in piazza di Porta Castiglione, ma poi un attacco incendiario la distrusse. Una vicenda mai del tutto veramente chiarita. Sono passati quasi nove anni e adesso qualcuno ha deciso di riprovarci. È Filippo Berselli, classe 1941, ex uomo di An, Msi e Pdl, candidato da due mesi con i neofascisti e famoso in città per i suoi tour acchiappa voti issato sulla sua Land Rover rossa. «Faccio appello ai privati interessati a investire su di noi: stiamo cercando una sede. Ora la nostra priorità è la campagna elettorale, ma appena finita penseremo a radicarci. L’Emilia-Romagna è un territorio importante, ma è il territorio della sinistra e per noi è più difficile trovare una casa». Diversamente dai suoi «camerati», piuttosto diffidenti nei confronti dei giornalisti, Berselli dialoga con la stampa. È lui, infatti, a convincere i ragazzi di Blocco Studentesco, la costola studentesca di CasaPound, a parlare con il Corriere di Bologna: è tempo di elezioni e uno strappo si deve pur fare. Il Blocco in città conta una trentina di adepti, sono i più giovani del movimento, hanno tra i 16 e i 25 anni, in gran parte provenienti dai licei e qualche universitario. Ogni settimana, da un paio di mesi anche a Bologna, affiggono quei manifestini con lo slogan «Devoti alla Vittoria», e un uomo che fa il saluto romano, che tanto hanno indignato i prof del Galvani. Dopo il classico di via Castiglione ci sono state altre scuole: il Rosa Luxemburg e il Salvemini, ad esempio. «Le nostre riunioni avvengono fuori dalle scuole e dall’ateneo. Sono private e non le pubblicizziamo — racconta il responsabile della sezione bolognese di Blocco Studentesco, un 21enne che preferisce rimanere anonimo perché dice di non voler essere preso di mira all’università —. Abbiamo dei locali di riferimento, ma solo chi è realmente interessato riceve le informazioni per incontrarci». «Le adesioni — continua — stanno aumentando, soprattutto negli ultimi mesi, da quando abbiamo aperto anche una pagina Facebook. Ci contattano soprattutto i liceali». Diversamente da CasaPound e Blocco studentesco, Forza nuova una sede ce l’ha. Dove? Preferiscono non dirlo. Nel partito di estrema destra fondato dall’ex Terza Posizione Roberto Fiore l’età media è più alta: dal ventenne al pensionato, ogni categoria è ben rappresentata. Sono appena una ventina, per lo più provenienti dall’hinterland bolognese. Tra amici e simpatizzanti riescono ad essere in cinquanta. «Viviamo in una città dove ci conviene tenere segrete gran parte delle nostre attività per evitare minacce ed intimidazioni — spiega Stefano Colato, coordinatore provinciale di Fn —. La tattica per organizzare un evento pubblico è sempre la stessa: solo all’ultimo ci palesiamo, altrimenti ci negano gli spazi, anche a livello politico, o i gestori dei locali che ci ospitano si intimoriscono. Sia chiaro, non abbiamo paura di nessuno, ma per ora ci conviene utilizzare questo escamotage». E funziona: gli eventi si organizzano comunque, ma si comunicano all’ultimo. Nel tempo libero, come fa CasaPound, organizzano collette alimentari per gli italiani in difficoltà attraverso Azione di solidarietà nazionale, un’associazione creata ad hoc: anche così si fa proselitismo, specie in campagna elettorale. Cosa li differenzia da CasaPound? «Noi siamo più integralisti e usiamo toni più accesi — rivendicano —. Sempre più persone si stanno interessando a noi. Un giorno il clima cambierà e potremo fare politica alla luce del sole. Quel giorno non è molto lontano».