Le stelle di Bibi sotto il cielo di Baricella
L’ultimo saluto dei suoi «figli»
Da Fiorello a Morandi, tante star dello spettacolo hanno salutato per l’ultima volta Bibi Ballandi, nel giorno del funerale del produttore televisivo. Nella sua Baricella le campane hanno suonato a festa.
Ballandi sopra le stelle. Arriva dai social la sintesi che racconta in una battuta la parabola di successi e sorrisi di Bibi Ballandi, produttore televisivo, inventore di tanti show, scomparso giovedì a Imola a 71 anni e ricordato ieri nella sua Baricella da tutto il suo mondo: dello spettacolo, della fede, della sua terra. Tanta gente in piazza ben prima delle esequie delle 11 per veder arrivare i vip (artisti, cantanti, registi, manager, dirigenti tv) con i quali aveva lavorato e stretto amicizia: per loro un ingresso sul retro e un passaggio veloce e di poche parole davanti a microfoni e taccuini. Fiorello è il primo ad arrivare, ma defilatissimo scappa via anche per prima, da chissà dove. Gli altri, i suoi «figli», insieme ai vertici di Rai (il dg Mario Orfeo, l’ex presidente Celli), Mediaset e Sky, ci sono quasi tutti. Vasco e Celentano come i Pooh hanno inviato una corona di fiori, è lì insieme ad altre accanto al librone delle firme; altri amici sono passati dalla camera ardente allestita il giorno prima a Imola, dove Bibi è scomparso giovedì mattina, nel reparto oncologico dell’amico Maestri. Sfilano sotto il cielo grigio di Baricella, passando dal giardino posteriore, Carlucci, Clerici, Ventura, Parietti, Casalegno e poi Morandi, D’Alessio, Curreri, Bolle, Lele Mora, Frizzi, Conti, Brignani, Cacioppo, Mengoli (il suo primo artista, nel ‘68 a Castrocaro quando vinse) e ancora manager, agenti e amici, il prefetto Piantedosi, Pier Ferdinando Casini. Il feretro arriva puntuale con la moglie Lella, punto di riferimento imprescindibile per Bibi, come la fede e la devozione per la Madonna di Lourdes. Insieme a lei, Hunziker e Panariello. La parrocchia di Santa Maria, dove fece il chierichetto e più tardi finanziò il restauro del crocifisso, è gremita e suona le campane a festa come da ultimo desiderio: una funzione «gioiosa», aveva chiesto. Parla l’amico monsignor Vecchi, citazioni di Dalla (anche nel messaggio di Zuppi: «La terra finisce là dove comincia il cielo»), ricordi del concerto di Bob Dylan nel ’97, «manifestazione imponente di una persona semplice e nascosta». Lunghissimo il saluto finale, prima una carezza sul feretro poi l’abbraccio alla signora Lella, uno a uno, quindi l’applauso dei compaesani e il corteo che s’avvia al vicino cimitero dove verrà sepolto accanto a mamma e papà, quell’Iso che, più di 50 anni fa, l’avviò alla professione, di cui diventò «re», «cardinale» o «maestro». Poche parole, molti sguardi (i suoi erano famosi: inquadravano e spiegavano tutto). Morandi: «È stata una persona veramente unica, sapeva risolvere tutti i problemi, ammorbidiva le tensioni, mi ha insegnato tanto». Un’altra sintesi, piena di affetto e stima. Alla fine, un amico confida come Bibi avrebbe parlato di questa mattina: «Raduno di volpi, strage di galline». Schivo e riservato, ma amante delle battute.