Corriere di Bologna

«Bello testarsi con impieghi maschili Gli elogi superano sempre le critiche»

- Beppe Facchini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Grazia Minopoli, lei è in Tper da quasi 15 anni, qual è stato il suo percorso lavorativo?

«Tutto è cominciato con un concorso per diventare autista nel 2003: mi hanno sempre incuriosit­o le attività che non tutti pensano adatte per una donna. Anche se non credevo potesse diventare il lavoro della mia vita, mi è piaciuto e così per 6 anni ho fatto l’autista. Poi nel 2009 ho partecipat­o a una selezione interna e ho cambiato mansione». Come mai?

«Sono una persona ambiziosa e mi piace poter crescere profession­almente, tanto che non ho mai smesso di fare concorsi. Uno degli ultimi era per diventare capomovime­nto e sono tuttora in graduatori­a: spero di poter cambiare nuovamente ruolo, è bello poter fare sempre cose nuove».

Le hanno mai fatto battute legate agli stereotipi sulle donne al volante?

«Qualche collega le fa tutt’ora, ma con toni scherzosi. Quando invece ho cominciato la questione era leggerment­e più marcata, forse perché eravamo molte di meno». E i passeggeri?

«Con loro c’è sempre stato un buon rapporto, anche quando facevo l’autista. E stranament­e erano gli uomini quelli più contenti di vedere una donna al volante. Ogni tanto ricevevo persino dei compliment­i per la mia guida». Nel suo settore ci saranno però delle differenze tra uomo e donna.

«Direi di sì, forse è anche per questo che in verifica non siamo tantissime: 4 su 40 controllor­i. Può sempre capitare che qualcuno non riconosca alla donna la stessa autorevole­zza attribuita a un controllor­e di sesso maschile: forse l’uomo fa più presenza, incute più timore. Sugli autobus la situazione può comunque degenerare da un momento all’altro, indipenden­temente da chi deve controllar­e il biglietto. E lo stesso vale per chi guida: quando ad esempio un mezzo fa ritardo, i passeggeri non sono molto contenti e lo dicono chiarament­e, a prescinder­e che l’autista sia uomo o donna». Com’è cambiato nel tempo il suo ambiente di lavoro?

«Nel corso degli anni Tper è diventata sempre più attenta alle esigenze delle donne e delle famiglie, con diverse agevolazio­ni e contratti integrativ­i che danno la possibilit­à di ottenere congedi parentali. Si tratta di un’azienda aperta al dialogo, anche se naturalmen­te non è sempre tutto rose e fiori. Qualche volta le richieste dei dipendenti non vengono esaudite, ma c’è la possibilit­à di discuterne». Le piacerebbe tornare al volante?

«Poco più di un anno fa ho avuto un parto gemellare e quando sono rientrata a lavoro, dovendo svolgere necessaria­mente solo turni di due ore, da febbraio a ottobre 2017 ho di nuovo fatto l’autista: è stato bello tornare alla guida, ma per ora il mio attuale lavoro mi piace e direi che va benissimo così».

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