Corriere di Bologna

«Nessuna tensione tra me e Destro»

Il tecnico respinge le accuse: «Se uno non gioca non significa che i rapporti con lui siano tesi Più energia? Non basta urlare, bisogna farlo bene. Sono contento dei dirigenti che ho»

- Alessandro Mossini

Sette sconfitte nelle ultime nove partite e quattro titolari fuori tra squalifich­e e infortuni: bastano i numeri a indicare quanto possa essere delicata in casa Bologna la gara odierna contro il Sassuolo, a sua volta decisament­e bisognoso di punti vista la classifica precaria. Il pubblico rossoblù si aspetta una inversione di rotta, così come Joey Saputo che sarà sugli spalti, mentre in campo vista l’assenza di Palacio ci sarà certamente Destro. E il rapporto con l’attaccante ascolano, escluso domenica scorsa a San Siro, è uno dei temi principali della vigilia di Roberto Donadoni: «Giocherà, in questa settimana si è allenato bene e se lui sta bene e dimostra che è meglio degli altri per me gioca sempre». Un gol in amichevole al Santarcang­elo, certo, ma l’assenza del Trenza non dava tante opzioni. Anche per questo il tecnico approfondi­sce l’argomento: «Non c’è nessun rapporto difficile tra me e Mattia, non capisco perché si dica questo. Il rapporto è complicato sulla base del fatto che uno giochi o meno? Allora avrei un rapporto complicato anche con Nagy, Krafth e Santurro. Se c’è uno che ha sempre pensato di considerar­e al massimo Destro è il sottoscrit­to: di cosa stiamo parlando? Forse a qualcuno torna comodo pensarla così». Al di là dei rapporti con il numero 10, bisogna pensare a fare risultato per invertire una rotta decisament­e poco piacevole. Battere il Sassuolo è quasi un imperativo, nonostante l’emergenza: «Vogliamo fermare la serie di sconfitte e fare risultato. Faremo con ciò che abbiamo, che non è poco: servirà cattiveria sportiva e sul piano tattico non dovremo concedere profondità e iniziative ai loro attaccanti perché hanno grandi individual­ità in attacco nonostante i pochi gol segnati». Solo 14, ma va poi detto che il Bologna senza i dieci Verdi e Palacio sarebbe a 18. Il tecnico predica determinaz­ione e cita forse inconsapev­olmente l’Al Pacino di Ogni maledetta domenica quando parla di mezzo metro in più o in meno che determina le partite nei dettagli. Servirebbe una carica di quel tipo in un momento così, ma quando viene chiesto a Donadoni se in questi momenti farebbe comodo una figura in grado di alzare la voce, che a Casteldebo­le pare non esserci, l’allenatore risponde secco: «Voi confondete la buona educazione con la mancanza di attributi, vi garantisco che non c’entra nulla. Gente che urla ce n’è tanta, bisogna trovare chi sa urlare bene: consideraz­ioni come queste mi fanno essere ancora più contento del presidente e dei dirigenti che ho». Saputo, in città da mercoledì, non può invece essere contento della piega che ha preso anche questa stagione: Donadoni ne celebra la «presenza importante» e quando gli si ricordano le 50 sconfitte su 100 partite dal ritorno in A e la distanza dalla parte sinistra della classifica rimanda i giudizi. «Tra 14 partite vedremo se saremo o meno da decimo posto e allora valuteremo». Un messaggio di speranza?

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