Corriere di Bologna

PERCHÉ PAGARE SE IL CALCIO NON C’È?

- di Daniele Labanti

Lo sparuto pubblico sfila via dal Dall’Ara accompagna­to dall’Anno che verrà di Lucio Dalla. È la cosa migliore del giorno, una canzone ricca di speranza per alleggerir­e le sofferenze quotidiane. In campo non si è visto nemmeno mezzo minuto di calcio, uno strazio. Tanta pioggia, tanta noia: perché pagare un biglietto per andare a questo spettacolo avvilente? Molti, complice l’acquazzone, hanno preferito il divano. Ma pure dalla television­e, la partita è stata orribile. In una serie A da ciapanò, vista l’Inter sabato sera c’era da pensare che solo il Bologna è riuscito a farsi battere dai nerazzurri. E ieri, solo il Sassuolo poteva perdere dai rossoblù. Donadoni ha fatto sfilare la batteria di giocatori di serie B arrivati in estate per «rinforzare» il Bologna, affinché Saputo potesse goderseli: Falletti, De Maio e Gonzalez dal primo minuto, poi Avenatti. Ha trovato spazio anche l’ombra di Krejci. All’intervallo alcuni tifosi non ne hanno potuto più e sono andati a casa, altri hanno fischiato, una parte della curva è rientrata in ritardo lanciando qualche coro per dare la scossa. Il Bologna è tutto qui: in novanta minuti, contro un avversario debole, ha faticato a fare due passaggi di fila, a volte anche uno solo. Pulgar dopo il gol si è portato persino il ditino al naso. Per carità. Il migliore in campo è stato Goldaniga. Il Bologna s’è svegliato al novantesim­o scoprendo di aver vinto la partita, senza sapere perché. Tutto questo il pubblico non lo merita.

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