Tocca alla Fortitudo Se vince resta sola
Trieste sconfitta a Treviso, Comuzzo all’ultima da capoallenatore spera nel sorpasso
Va per la cinquina, la Fortitudo di Comuzzo stasera al PalaDozza contro Imola. E va per il primo posto: una Trieste in rottura prolungata ieri ha perso anche a Treviso — anzi ha preso un ventello tondo — e con altri due punti la Consultinvest fa il sorpasso in classifica. Sarebbe un’impresa, specie ripensando al -6 dalla capolista di fine dicembre. Quattro vinte su quattro col viceallenatore alla guida, e con mezzo americano su due, un segmento di stagione già esaltante da chiudere in gloria, e in testa al girone.
Quella di oggi contro l’Andrea Costa (ore 20,30, diretta Trc) dovrebbe infatti essere l’ultima di Comuzzo prima di riconsegnare la squadra a Boniciolli, che ha appena rimesso il naso in palestra ma riprenderà le redini solo per il prossimo impegno, il 2 marzo in Coppa Italia a Jesi. Chiudere la parentesi con un percorso netto, oltre che con un evidente cambio di passo tecnico e di mentalità, darebbe una forte impronta all’intera stagione, molto al di là del carattere schivo del personaggio del momento. «Sono stato fortunato, non mi prendo meriti personali — ripete all’infinito il braccio destro del capo — queste partite probabilmente le avremmo vinte lo stesso: il cambio di marcia lo ha voluto la squadra, che ha detto basta dopo la sconfitta di Jesi. Merito di tutti, anche del capo, che ha continuato a lavorare dalla clinica».
Sorrisi e basso profilo a oltranza, anche nell’affrontare Imola, che dopo le grandi vittorie con Trieste e Verona sembrerebbe un passaggio relativamente facile. «Invece bisogna stare molto concentrati — insiste Comuzzo — sanno fare tante cose, sono un gruppo solido e intelligente che sta facendo una grande stagione. Infatti hanno battuto quasi tutte le grandi». Da Natale in avanti non ha scherzato davvero, l’Andrea Costa: infilzate Trieste, Treviso, Udine, Ravenna, l’unico scalpo prestigioso che manca è proprio quello della Fortitudo, che salvò la pelle solo grazie al gol da otto metri di Mancinelli sulla sirena. Era il 10 novembre ed era un’Aquila che navigava tra incertezze e alti e bassi, molto diversa da quella di adesso anche nel roster, e fu una beffa per i biancorossi, non ancora sbocciati verso una brillante stagione che oggi li vede con bilancio positivo (11-10) a ballare sul filo dell’ottavo posto.
Andare ai playoff, ma anche solo provarci fino all’ultimo, sarebbe oro colato per una squadra che doveva solo salvarsi, mettendo assieme tre dinosauri (Maggioli 41 anni, Prato 39, Bell 37) e qualche giovane tutto da testare. Un piccolo capolavoro di Demis Cavina da Castel San Pietro, che ha 21 anni di carriera dei quali 16 trascorsi in A2—Legadue, ma è alla sua prima volta in piazza Azzarita contro la Effe. Acciacchi vari non preoccupanti (Pini, Mancinelli, Amici) ma sta meglio McCamey, che resta una figura importante, anche se nelle quattro partite del ciclo magico ha giocato in tutto solo 18 minuti, contro i 119 di Fultz che mercoledì ha compiuto 36 anni. C’è non solo da far rifiatare il titolare ma anche da far sentire il fisico a Lorenzo Penna, che a Imola sta facendo benissimo, e per il club c’è da capire come orientarsi per lo straniero che manca, che prima o poi andrà preso. «Ma senza fretta — chiude Comuzzo — un innesto va fatto in vista dei playoff, non adesso che tutto funziona».