Una perla su punizione e un ditino imbarazzante La domenica di Pulgar
Non è piaciuta l’esultanza polemica correndo verso i Distinti Prima aveva confezionato un’altra prestazione importante
Punizione perfetta, ditino sgradito. Signore e signori, ecco a voi Erick Pulgar. Segnare un bellissimo gol, molto pesante, e poi polemizzare con il proprio pubblico: alti e bassi di un ragazzo di prospettiva, ma con margini di maturazione — non tecnici, ma comportamentali — ancora ampi. I sostenitori ringraziano per quel colpo da campione finito nella porta di Consigli, ma rispediscono al mittente quell’ «adesso zitti» che il giocatore ha rivolto al pubblico, sia per i mugugni ricevuti dalla squadra durante la partita, sia memore delle critiche subìte da lui dopo il rigore fallito a Torino un mese fa a partita aperta e altri errori sparpagliati qua e là durante queste due stagioni e mezzo.
«Credo che tutti meritino rispetto, anche lui. Poi ognuno fa le proprie considerazioni», ha commentato salomonicamente, ed evitando bacchettate al suo giocatore, Donadoni. S’è visto di peggio, ovvio, però visto lo «spettacolo» che sta offrendo la squadra magari questa era l’occasione per ricucire un pochino con gli spettatori, evitando atteggiamenti polemici superflui. Ribadiamo il concetto: Erick Pulgar ha salvato il Bologna e anche questo bagnatissimo pomeriggio ai tifosi. Tutto merito suo se il pallone ha gonfiato la rete neroverde. Un altro colpo uscito dal suo ottimo piede destro, quello che due settimane fa contro la Fiorentina aveva colpito direttamente dalla bandierina azzeccando una traiettoria micidiale. Il ragazzo ieri ha raccolto il voto più alto fra i suoi, perché quando si è vincenti si è dalla parte della ragione.
Al tempo stesso, a gioco fermo ha sbagliato di brutto: esultare col ditino sul naso è una reazione insensata. Lo dicono per primi i tifosi dei distinti inzuppati d’acqua e spettatori di una brutta partita. Poi c’è sempre chi dice «se fa gol tutte le domeniche che usi il dito come vuole…» (comprensibile di questi tempi). Sicuramente protagonista, il 24enne cileno ha di fatto ammaccato maldestramente la dolce torta di panna montata che aveva eccellentemente confezionato, mettendoci il ditino dentro.
Talentuoso sui calci piazzati e fumantino nelle reazioni il giovane play rossoblù può crescere sotto tutti i punti di vista, tecnici e umani. I casi su cui si è discusso in passato — palla tolta a Verdi per calciare male una punizione, poi palla persa e gol avversario, espulsioni banali con Chievo e Palermo, rigore fallito a Torino — devi cancellarli e non portarli dietro, con rancore. Si prendono gli applausi, si digeriscono le critiche. Ecco perché l’esultanza di ieri è stata fuori luogo: bastava indicare, come fanno tanti, numero della maglia e nome. Col ditino, ovvio. «Ecco chi ha segnato, sono io, ricordatevelo». Esatto. Applausi se la metti dentro, due fischi se sbagli. Quelli che, rivolti alla squadra nel suo momento più triste, Andrea Poli non ha sentito, salvo affermare poco dopo commentando l’esultanza scomposta di Pulgar, «forse ha sentito i fischi e ha reagito così». Vabbè. In conclusione, sul tabellino il suo nome rimane sulla riga dei marcatori. Ed è quello che conta.
Così come il giudizio del suo tecnico, «quella di oggi non è stata per lui la partita perfetta, ma per noi è importante, sta acquisendo tempi di gioco, ha la personalità giusta, calcia tutto». E allora tutto bene Erick, guarda i lati positivi e accetta tutte le preguntas, anche quelle estùpidas.