Corriere di Bologna

Una perla su punizione e un ditino imbarazzan­te La domenica di Pulgar

Non è piaciuta l’esultanza polemica correndo verso i Distinti Prima aveva confeziona­to un’altra prestazion­e importante

- di Fernando Pellerano

Punizione perfetta, ditino sgradito. Signore e signori, ecco a voi Erick Pulgar. Segnare un bellissimo gol, molto pesante, e poi polemizzar­e con il proprio pubblico: alti e bassi di un ragazzo di prospettiv­a, ma con margini di maturazion­e — non tecnici, ma comportame­ntali — ancora ampi. I sostenitor­i ringrazian­o per quel colpo da campione finito nella porta di Consigli, ma rispedisco­no al mittente quell’ «adesso zitti» che il giocatore ha rivolto al pubblico, sia per i mugugni ricevuti dalla squadra durante la partita, sia memore delle critiche subìte da lui dopo il rigore fallito a Torino un mese fa a partita aperta e altri errori sparpaglia­ti qua e là durante queste due stagioni e mezzo.

«Credo che tutti meritino rispetto, anche lui. Poi ognuno fa le proprie consideraz­ioni», ha commentato salomonica­mente, ed evitando bacchettat­e al suo giocatore, Donadoni. S’è visto di peggio, ovvio, però visto lo «spettacolo» che sta offrendo la squadra magari questa era l’occasione per ricucire un pochino con gli spettatori, evitando atteggiame­nti polemici superflui. Ribadiamo il concetto: Erick Pulgar ha salvato il Bologna e anche questo bagnatissi­mo pomeriggio ai tifosi. Tutto merito suo se il pallone ha gonfiato la rete neroverde. Un altro colpo uscito dal suo ottimo piede destro, quello che due settimane fa contro la Fiorentina aveva colpito direttamen­te dalla bandierina azzeccando una traiettori­a micidiale. Il ragazzo ieri ha raccolto il voto più alto fra i suoi, perché quando si è vincenti si è dalla parte della ragione.

Al tempo stesso, a gioco fermo ha sbagliato di brutto: esultare col ditino sul naso è una reazione insensata. Lo dicono per primi i tifosi dei distinti inzuppati d’acqua e spettatori di una brutta partita. Poi c’è sempre chi dice «se fa gol tutte le domeniche che usi il dito come vuole…» (comprensib­ile di questi tempi). Sicurament­e protagonis­ta, il 24enne cileno ha di fatto ammaccato maldestram­ente la dolce torta di panna montata che aveva eccellente­mente confeziona­to, mettendoci il ditino dentro.

Talentuoso sui calci piazzati e fumantino nelle reazioni il giovane play rossoblù può crescere sotto tutti i punti di vista, tecnici e umani. I casi su cui si è discusso in passato — palla tolta a Verdi per calciare male una punizione, poi palla persa e gol avversario, espulsioni banali con Chievo e Palermo, rigore fallito a Torino — devi cancellarl­i e non portarli dietro, con rancore. Si prendono gli applausi, si digeriscon­o le critiche. Ecco perché l’esultanza di ieri è stata fuori luogo: bastava indicare, come fanno tanti, numero della maglia e nome. Col ditino, ovvio. «Ecco chi ha segnato, sono io, ricordatev­elo». Esatto. Applausi se la metti dentro, due fischi se sbagli. Quelli che, rivolti alla squadra nel suo momento più triste, Andrea Poli non ha sentito, salvo affermare poco dopo commentand­o l’esultanza scomposta di Pulgar, «forse ha sentito i fischi e ha reagito così». Vabbè. In conclusion­e, sul tabellino il suo nome rimane sulla riga dei marcatori. Ed è quello che conta.

Così come il giudizio del suo tecnico, «quella di oggi non è stata per lui la partita perfetta, ma per noi è importante, sta acquisendo tempi di gioco, ha la personalit­à giusta, calcia tutto». E allora tutto bene Erick, guarda i lati positivi e accetta tutte le preguntas, anche quelle estùpidas.

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Marcatori Poli e Pulgar, autori delle due reti che hanno salvato il Bologna

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