Corriere di Bologna

«Operazioni inesistent­i, spese e consulenze sospette» Via alla causa da 8 milioni

- R. R.

Sotto la lente anche l’uso della carta aziendale e le spese di rappresent­anza

Due licenze per software, pagate 1,3 milioni ma mai utilizzate dai dipendenti di Kion. L’acquisto di un software, pagato 200.000 euro ma con danni presunti per 2,7 milioni. Spese di rappresent­anza non corredate dai giustifica­tivi necessari per quasi 160.000 euro. Una gestione dei dipendenti, con tanto di appartamen­to con le utenze pagate, auto aziendale e carta di credito, costata altri 106.642 euro. Sono i termini della causa intentata a dicembre dal Cineca contro Vittorio Ravaioli e Mario Lanzarini, oltre ad altri due ex componenti del cda di Kion tra il 2008 e il 2015. Il Consorzio chiede un risarcimen­to danni che stima in 8,6 milioni di euro, il quadruplo della cifra sotto la lente della Procura.

C’è l’acquisto delle due licenze per software da Apex Net e Web Consulting, che — attacca l’attuale management del Cineca — «non sono mai stati utilizzati dai dipendenti della società». Non solo: «Nessun dipendente o collaborat­ore di Kion è mai stato messo a conoscenza dei summenzion­ati sistemi». Ma non è l’unica voce contestata agli ex vertici della partecipat­a. C’è anche l’acquisto del sistema gestionale Didanet, pagato 200.000 euro senza «traccia di informazio­ni preventive al cda» da parte di Ravaioli, all’epoca ad. Un investimen­to che, per il consulente di parte, ha prodotto danni derivanti da perdite per 2,69 milioni. Senza delibera autorizzat­iva del cda, poi, anche l’acquisizio­ne del ramo d’azienda Technet: altro danno stimato da 765.000 euro.

Non basta. Nel 2008 Kion aprì una società turca: Kion Turchia. Operazione che, per il management, era «frutto di uno spirito imprendito­riale pionierist­ico» costato 1,5 milioni di euro. C’è la gestione dei rapporti con Apex Net, legata a Ravaioli. Con il dg di Kion che, però, non avrebbe mai dato comunicazi­one, secondo i vertici del Cineca, della sua situazione di conflitto d’interessi.

Nel conteggio rientrano le spese di rappresent­anza e consulenza, «mai corredate dai giustifica­tivi necessari». In tutto, 158.400 euro. A questo si aggiunge la proroga di un contratto di collaboraz­ione, non ancora quantifica­ta, e la gestione del personale: dipendenti a cui veniva concessa l’auto aziendale senza che fossero dirigenti, l’utilizzo improprio della carta di credito aziendale (una contestazi­one, questa, rivolta anche a Ravaioli), l’assegnazio­ne di un appartamen­to a una dipendente. Il tutto costato 106.600 euro. A cui, infine, si vanno ad aggiungere altri due milioni per un danno da mancato guadagno.

Vicende per le quali il Cineca ha deciso di chiamare in causa non solo gli amministra­tori esecutivi, ma anche gli altri. L’udienza è fissata il 30 maggio.

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