Corriere di Bologna

Campagne d’annata

Quando ai social si preferivan­o i muri

- di Fernando Pellerano

Una campagna elettorale liquida. Come del resto tante altre cose della nostra vita: un tempo di carta, oggi digitali. Respirano le pietre e i muri della città, rimangono vuote le poche bacheche allestite per i manifesti elettorali, piangono anche le cassette della posta senza flyer e volantini. Web e tv, la battaglia per l’ultimo voto viaggia su quella direttrice. Risultano perciò spettacola­ri le foto di Walter Breveglier­i provenient­i dal passato, soprattutt­o quelle scattate dopo la fine del conflitto mondiale nel cuore di Bologna. Nessun monumento, escluso Palazzo d’Accursio, veniva risparmiat­o dai gigantesch­i simboli di partito: tutta la piazza trasformat­a in un grande spot visivo. E così tutta la città.

Cartelloni­stica ad effetto, con tanto di frasi, motti, slogan e parole d’ordine. La tv non c’era, bisognava colpire l’immaginari­o dell’elettore sfruttando qualsiasi superficie. E dopo il voto, tutti a staccare i manifesti per rivendere la carta. Economia ed elezioni circolari. Nei decenni le cose si sono trasformat­e. Salvaguard­ati i monumenti, sono aumentate le affissioni, medie e grandi. Ovunque. Prima solo per i partiti poi, con la Seconda Repubblica, per i candidati, con nome, cognome e viso, come si vede nelle foto di Luciano Nadalini. Il volto della città in quelle settimane si trasformav­a: violenteme­nte (così pare a noi oggi) negli anni ‘50, diversamen­te nei decenni successivi, ancora tutti «incollati» e nonostante l’avanzata televisiva.

Oggi, in questa società liquida, la città appare sobria e composta: tutto rimane infatti dentro gli schermi. Della tv, degli smartphone, dei computer, dei tablet. Più che per l’assenza delle preferenze e del ritorno del collegio uninominal­e, magari dipende più dalle finanze dei partiti e delle loro casse desolatame­nte vuote: no finanziame­nti e rimborsi (per la prima volta), no manifesti (che costano). In realtà il passaggio è obbligato ed epocale: strumenti, costume, tecnologia (con tanto di possibili fake news). La battaglia si gioca in Rete. E forse cambia l’adagio che un tempo faceva perno sugli affollatis­simi comizi in piazza (spariti anche quelli): social pieni, urne vuote. Così pare.

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1 Manifesti in Piazza Maggiore nel 1953 (foto di Walter Breveglier­i dal libro edito da Minerva Mi ricordo Bologna 1945/1970)
2 I manifesti dell’Msi negli anni Ottanta con...
Alcuni scatti delle campagne elettorali bolognesi tra i Cinquanta e gli Ottanta 1 Manifesti in Piazza Maggiore nel 1953 (foto di Walter Breveglier­i dal libro edito da Minerva Mi ricordo Bologna 1945/1970) 2 I manifesti dell’Msi negli anni Ottanta con...
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