Campagne d’annata
Quando ai social si preferivano i muri
Una campagna elettorale liquida. Come del resto tante altre cose della nostra vita: un tempo di carta, oggi digitali. Respirano le pietre e i muri della città, rimangono vuote le poche bacheche allestite per i manifesti elettorali, piangono anche le cassette della posta senza flyer e volantini. Web e tv, la battaglia per l’ultimo voto viaggia su quella direttrice. Risultano perciò spettacolari le foto di Walter Breveglieri provenienti dal passato, soprattutto quelle scattate dopo la fine del conflitto mondiale nel cuore di Bologna. Nessun monumento, escluso Palazzo d’Accursio, veniva risparmiato dai giganteschi simboli di partito: tutta la piazza trasformata in un grande spot visivo. E così tutta la città.
Cartellonistica ad effetto, con tanto di frasi, motti, slogan e parole d’ordine. La tv non c’era, bisognava colpire l’immaginario dell’elettore sfruttando qualsiasi superficie. E dopo il voto, tutti a staccare i manifesti per rivendere la carta. Economia ed elezioni circolari. Nei decenni le cose si sono trasformate. Salvaguardati i monumenti, sono aumentate le affissioni, medie e grandi. Ovunque. Prima solo per i partiti poi, con la Seconda Repubblica, per i candidati, con nome, cognome e viso, come si vede nelle foto di Luciano Nadalini. Il volto della città in quelle settimane si trasformava: violentemente (così pare a noi oggi) negli anni ‘50, diversamente nei decenni successivi, ancora tutti «incollati» e nonostante l’avanzata televisiva.
Oggi, in questa società liquida, la città appare sobria e composta: tutto rimane infatti dentro gli schermi. Della tv, degli smartphone, dei computer, dei tablet. Più che per l’assenza delle preferenze e del ritorno del collegio uninominale, magari dipende più dalle finanze dei partiti e delle loro casse desolatamente vuote: no finanziamenti e rimborsi (per la prima volta), no manifesti (che costano). In realtà il passaggio è obbligato ed epocale: strumenti, costume, tecnologia (con tanto di possibili fake news). La battaglia si gioca in Rete. E forse cambia l’adagio che un tempo faceva perno sugli affollatissimi comizi in piazza (spariti anche quelli): social pieni, urne vuote. Così pare.