Corriere di Bologna

DESTRO, MIA MAMMA E IL SEGRETO DELL’URNA

- di Luca Bottura

Sono andato a votare verso l’ora di pranzo. Raccontava­no di file bibliche: nel mio seggio non c’era nessuno. Pensavo da giorni a cosa scegliere. Inizialmen­te volevo annullare. Poi avevo tentato una valutazion­e ponderata: questi al Senato per dare un segnale a quelli, e questi altri alla Camera per dare un segnale a quegli altri. Sono entrato in cabina, ho preso le schede, ho letto i nomi dei candidati all’uninominal­e di «questi» e «quelli» e ho cambiato idea. Appena uscito mi sentivo un cretino. Nel pomeriggio ho accompagna­to mia madre. Va per gli 87 anni. Mentre ci avvicinava­mo al seggio, che ha raggiunto non senza fatica, mi ha chiesto: «Per chi devo votare?». Le ho risposto: «Non lo so, devi decidere tu. Chi preferisci?». E lei: «Gli operai, il partito». Non era facile capire quale partito fosse, oggi, per gli operai. E come si chiamasse, sempre oggi, il partito che ha sempre votato. Ho tentato una mediazione. Le ho fatto vedere il simbolo sul telefonino: «Ecco, è questo. Te lo ricorderai?». E lei: «Certo». Voleva che la seguissi in cabina ma ovviamente non era possibile. Allora ha deciso lei, probabilme­nte stranita davanti a quei fogli pieni di simboli ignoti, mentre il presidente di seggio si esercitava in istruzioni complesse per suggerirle come ripiegare i due lenzuoli giallo e rosa. Quando è uscita le ho chiesto: «Cos’hai votato?». E lei: «Falce e martello, come sempre». Ora, al netto di due adulti che entrano in cabina con un’idea e fanno l’opposto di quel che si erano prefissi, vogliamo forse crocifigge­re Destro perché ha ciccato un gol da mezzo centimetro a Ferrara?

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