Code e attese per l’antifrode Tempi raddoppiati ai seggi
Il nuovo tagliando di sicurezza complica le operazioni Anche Bersani sbaglia e mette il bollino nell’urna
Già di buon mattino il seggio è come la sala d’attesa di un ambulatorio. Tutti a chiedere, senza ironia, «chi è l’ultimo?». Le file sono disordinate, si sa dove finiscono, non dove iniziano. «Quanta gente», è impressionato l’anziano elettore. Sembrano scene d’altri tempi. Ma altro che partecipazione boom, sono le nuove schede antifrode a rallentare tutto.
Gli scrutatori si dividono il compito, chi prende i voti delle donne e chi degli uomini. «Ma tu dimmi che senso ha?», sbotta Romano Prodi. A mezzogiorno e venti arriva al Galvani, il suo seggio storico. Si mette in fila, ha davanti una ventina di persone ma dopo pochi minuti è già il suo turno. «Non voglio passare davanti, sennò la gente mi urla dietro», prova a protestare. Nessuno però gli sta facendo un favore, è che davanti ha solo donne. E infatti quando ha finito, sua moglie Flavia è ancora lì che aspetta. «Facciamo che vado a casa a cucinare», prova a sdrammatizzare l’ex premier. Ma le file sono ovunque, in Cirenaica, a San Donnino, alle Dozza. «Ci stiamo mettendo il doppio di tempo a elettore», calcola un rappresentante di seggio alle scuole Matteuzzi di via Azzurra. «È colpa del nuovo presidente, è poco ginnasticato», spiega un vigile in vena di neologismi. Ma in realtà è così dappertutto.
Basta un errore nella ripetizione del codice anti frode che il tempo medio di attesa si allunga. E non solo. Pier Luigi Bersani nel suo seggio ha messo la scheda nell’urna prima che le togliessero il bollino, ma non è stato l’unico. Alle Lunetta Gamberini per lo stesso motivo hanno sospeso le operazioni di voto per cercare nell’urna il tagliando. Poi c’è chi esce dalla cabina con le schede aperte, e dire che poco prima gli avevano spiegato come piegarle. Gli scrutatori lo sgridano: «Torni dentro e le chiuda!». E va bene che siamo in una scuola e che c’è un po’ di nervosismo, ma l’uomo è tutto fuorché un ragazzino. Sono file strane, non c’è fretta, non c’è il timore che qualcuno provi a passarti davanti. E così si chiacchiera, tanto l’argomento è solo uno. Moglie e marito hanno voglia di fare outing. «Questa volta andiamo fuori dal seminato», dice lei. E casomai non si fosse capito, lui ci tiene a specificare: «Proviamo i 5 Stelle». Poco più avanti madre e figlia guardano perplesse la gigantografia del fac-simile appeso al muro. «Anche nella nostra scheda ci saranno i nomi?». «Certo, ma tu — suggerisce la figlia — metti solo una croce sul simbolo». In fondo al corridoio un bimbo urla: «Papà portami via!». E il padre questa volta è d’accordo. «Sì andiamocene, che a furia di aspettare c’è il rischio che voti per un altro partito». Beppe Persichella