Gualmini apre al M5S «Sostegno possibile»
«Non escludo che tra alcune settimane si possa arrivare a una qualche forma di sostegno». La vicepresidente della Regione, Elisabetta Gualmini, apre all’ipotesi di un accordo tra il Pd e il M5S.
Non è da ieri che la cintura rossa nella nostra regione sta smobilitando
Dall’Emilia-Romagna la prima apertura a una possibile intesa tra il Movimento 5 Stelle e il Pd arriva dalla vicepresidente della Regione, Elisabetta Gualmini. «Non escludo che tra alcune settimane si possa arrivare a una qualche forma di sostegno o coinvolgimento, con diverse forme di gradazione, del Pd nei confronti del M5S. Perché non c’è dubbio che su alcuni punti programmatici, magari bloccando la deriva assistenzialistica dei 5 Stelle, forse si può trovare una qualche convergenza»
Una mano tesa verso il M5S non scontata da parte di un esponente di spicco del Pd emiliano-romagnolo, molto vicina sia al presidente della Regione Stefano Bonaccini che al segretario nazionale dimissionario, Matteo Renzi. Gualmini conosce bene da politologa i 5 Stelle (con Piergiorgio Corbetta del Cattaneo ha scritto il libro Il partito di
Grillo) ed è forse anche per questo che, a differenza degli altri Dem, vede più punti in comune che differenze, enormi invece con il centrodestra «cannibalizzato dalla guida di Matteo Salvini», a partire da temi «come immigrazione e gestione dell’inclusione».
Riflessioni, quelle della vice presidente di Viale Aldo Moro, che arrivano a tarda serata davanti alle telecamere di
Linea Notte su Raitre. Parlare oggi di governo, maggioranza e opposizione, sono puri «esercizi di scuola», premette Gualmini, mentre più importante in questa fase per il Pd è «prendere atto che c’è stata una sconfitta durissima». A partire da quella che il centrosinistra ha subito qui in regione, che però non sembra aver stupito più di tanto la numero due di Viale Aldo Moro. Perché «non è da ieri — dice — che ci accorgiamo che la cintura rossa nella nostra regione sta smobilitando». Una regione «assolutamente contendibile con pezzi di elettorato estremamente volatili — aggiunge la vicepresidente — che si spostano dalla Lega ai Cinque stelle e viceversa». Allo stesso tempo Gualmini è convinta che sia necessario andare «al di là dei singoli nomi o dei litigi interni al Pd», poiché lo «smottamento dell’elettorato del centrosinistra dura da anni». E in più a livello nazionale, soprattutto nella stagione della Seconda Repubblica, «chi ha governato non ha mai vinto le elezioni», a maggior ragione in un momento storico come questo dove «i cittadini non premiano chi affronta problemi complessi», ma chi offre «soluzioni istantanee».
Una di queste può essere benissimo il reddito di cittadinanza verso cui Gualmini è più che scettica, soprattutto per via delle coperture finanziarie che, a suo dire, potrebbero mettere seriamente a rischio i conti pubblici. Ma pure di fronte a questa proposta la vicepresidente è più propensa a costruire dei ponti che ad alzare dei muri. A ben vedere, con un po’ di buona volontà, anche sul reddito di cittadinanza un punto di incontro si può trovare. «Il Pd ha già introdotto il reddito di inclusione. Smantellarlo per un altro non mi sembra un’operazione furba. Ma magari si trovano dei compromessi», ha sottolineato sempre a Linea Notte.
Fino a oggi da tutti i vertici del partito sono arrivate solo porte chiuse ai 5 Stelle. Dal leader regionale Paolo Calvano a quello provinciale Francesco Critelli, fino al sindaco di Bologna Virginio Merola e al deputato Andrea De Maria. La posizione di Gualmini è un’eccezione al momento, destinata a far discutere dentro al partito. Ma la vice di Bonaccini non esclude anche la possibilità di una figura esterna in grado di risolvere la situazione ingarbugliata che si è creata dopo il voto. Non sta pensando al presidente della Bce Mario Draghi, e forse solo perché si tratta di un’ipotesi più che remota, quanto a «delle figure ben volute o comunque vicine al mondo di Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che potrebbero trovare una soluzione all’enigma».