Truffe del finto incidente, due arresti
Napoli-Bologna, il «pizzo» per agire indisturbati: si ipotizzano legami con la camorra
Due cugini napoletani di 25 anni sono stati arrestati dai carabinieri con l’accusa di aver portato a segno almeno 14 truffe ad anziani di Bologna e altre città della regione. L’operazione «Avvoltoio 2» è un seguito di «Avvoltoio 1» che a ottobre 2016 aveva portato all’arresto di otto persone con la stessa accusa. I truffatori avevano legami con il clan di camorra dei Marsicano Esposito, al quale pagavano una tangente sugli incassi in cambio di protezione.
Con un’auto a noleggio arrivavano in città, prenotavano ogni volta un albergo diverso il tempo indispensabile per mettere a segno il colpo e ripartire. E così per dieci mesi, da gennaio fino a ottobre 2017, due «trasfertisti» di Napoli hanno truffato 14 anziani con il trucco del finto incidente, accaparrandosi un bottino complessivo di circa 40.000 euro. Ma sono finiti in manette dopo mesi di indagini del Nucleo investigativo dei carabinieri di Bologna e del Nucleo operativo della Compagnia Bologna Centro.
Antonio e Maurizio Musto, cugini 25enni, non erano finiti in manette nella prima operazione Avvoltoio del 2016, che portò all’arresto di 8 persone per associazione a delinquere. Ma tracce che portavano a loro erano rimaste nei pc, nei tablet, nei cellulari sequestrati proprio in occasione di quell’indagine. E così sono stati messi sotto controllo, e con un incrocio di dati e denunce, i carabinieri sono risaliti alla loro identità e al loro ruolo all’interno dell’organizzazione: erano gli emissari. Mentre per il momento non si conosce l’identità dei «telefonisti»: chi da Napoli si occupava di fare le chiamate, ogni volta in una via diversa della città, per trovare gli anziani da far cadere nella rete.
I due cugini Musto, incensurati, sono finiti agli arresti domiciliari nella notte tra giovedì e venerdì. L’indagine Avvoltoio 2 coordinata dal pm Marco Forte ha portato all’arresto dei due partenopei per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e al furto. I provvedimenti sono stati disposti dal gip Francesca Zavaglia. I due sono sospettati di 11 episodi avvenuti a Bologna, sia in centro tra via San Felice e Porta Lame, sia in periferia verso Casalecchio, e altri tre a Ferrara, Ravenna e Verona. Ogni truffa fruttava almeno 2mila euro. E le vittime, con un’età fra i 74 e i 94 anni, quando non riuscivano in poco tempo a mettere insieme la somma richiesta, erano pronte a dare gioielli e oggetti di valore. L’espediente era quello della telefonata del sedicente «avvocato Molinari», che raccontava di un incidente capitato al figlio o al nipote. Seguiva la richiesta di soldi come indennizzo per non farlo finire nei guai, circostanza che al telefono veniva confermata da un finto carabiniere, di solito indicato come «Maresciallo Primo». A quel punto entravano in scena i cugini Musto, cje si presentavano a casa della vittima designata per incassare il denaro.
I due farebbero parte della stessa batteria sgominata con l’operazione «Avvoltoio», che aveva portato all’arresto di otto persone. In quell’occasione era emerso un collegamento fra i truffatori e la criminalità organizzata. In particolare, la banda avrebbe operato «sotto l’egida di alcuni potenti clan camorristici - ha spiegato il maggiore Diego Polio, comandante del nucleo investigativo dei Carabinieri di Bologna - ai quali venivano versati parte dei proventi delle truffe», nell’ordine del 40-60%. Nelle intercettazioni la tangente veniva definita come «il pesone», o «il carosello»: i Musto la versavano al clan Marsicano-Esposito di Casoria, che a sua volta ne dava una parte ai Contini.
Da inizio anno i carabinieri hanno già ricevuto 15 denunce per truffe ad anziani.