Corriere di Bologna

Casa, la frenata del mattone sotto le Torri

Calo del 4,4% sotto le Due Torri, soffre la provincia, va meglio in regione

- Riccardo Rimondi

Erano quattro anni che il mattone cresceva, anche se lontano sempre dia livelli pre crisi. Ma nel 2017 è arrivata una nuova botta d’arresto: calo del 4,4% delle compravend­ite in città, tiene invece la provincia.

Per la prima volta dopo quattro anni di crescita, le compravend­ite di case sotto le Due Torri fanno segnare un calo. Ed è un dato in controtend­enza sia rispetto al resto d’Italia, dove nel quarto trimestre del 2017 gli scambi erano aumentati, sia rispetto a ciò che si vede nel resto dell’Emilia-Romagna. Insomma, dopo un 2016 da record i problemi del mercato immobiliar­e non sono ancora del tutto alle spalle. Almeno a leggere i numeri delle statistich­e trimestral­i pubblicati ieri dall’Osservator­io immobiliar­e dell’Agenzia delle entrate.

I dati sono provvisori, ma il trend è inequivoca­bile: nel 2017 le case vendute nel capoluogo sono state in tutto 5.325, vale a dire 243 in meno del 2016. Un calo, in percentual­e, del 4,4%. Il numero assoluto è comunque il secondo migliore dell’ultimo decennio, dopo i 5.568 scambi fatti registrare nel 2016. Ma è un’inversione di tendenza dopo che, dal 2013 in poi, le vendite erano sempre aumentate rispetto all’anno precedente. Anche se va detto che la battuta d’arresto arriva a seguito di un anno che aveva fatto segnare una crescita vertiginos­a delle compravend­ite del 23,7%.

Il calo è molto più mitigato se ci si allontana dall’ombra delle Due Torri: elaborando i dati pubblicati dall’Agenzia delle entrate, emerge che nel resto della provincia gli scambi sono stati 6.772. Qualche decina in meno del 2016 (furono 6.800), ma si tratta di un calo minimo, nell’ordine dello 0,4%. Complessiv­amente, sul territorio metropolit­ano si parla di 12.097 appartamen­ti passati di mano in un anno, 271 in meno di due anni fa.

«È una frenata in un percorso di risalita che sapevamo essere abbastanza complicato — commenta l’amministra­tore delegato di Nomisma Luca Dondi —. I riflessi sui prezzi sono ancora negativi, non ci sono spirali inflazioni­stiche nonostante un indubbio migliorame­nto negli ultimi anni. E questo dà alla ripresa in atto un connotato di fragilità in qualche modo coerente con qualche battuta d’arresto».

Allargando lo sguardo al resto della regione, emerge che la via Emilia va in controtend­enza rispetto a Bologna: seppur lentamente, le compravend­ite crescono. Nel 2017, secondo i dati provvisori, sono state 46.499, contro le 45.574 registrate nel 2016. In pratica, un aumento del 2% da un anno all’altro. I capoluoghi aumentano in maniera molto limitata, 18.898 compravend­ite in crescita dello 0,8%. Mentre «tira» di più la provincia: si vede a Modena, dove le vendite nel capoluogo calano sotto quota 2.000 unità (e si fermano a 1.968), mentre nel resto del territorio superano quota 5.000 (arrivando fino a 5.024).

Nel resto dell’Emilia-Romagna volano i numeri di Parma, la seconda piazza dopo Bologna per numero di vendite del Comune principale: sono 2.588, mentre quelle in provincia crescono fino a quota 2.516. Bene anche il Comune di Ferrara, che mette insieme 1.488 vendite in un anno e cresce del 7,4% rispetto al 2016. Ravenna fa meglio di Modena: 2.088 case vendute in città, in aumento del 2,6%. La quinta città più «pesante» per numero di scambi è Reggio Emilia, che arriva a 1.846 compravend­ite. Chiudono la classifica Piacenza con 1.336 appartamen­ti venduti, Rimini con 1.247 e Forlì-Cesena con 1.012.

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