«Lingua di cane» l’umanità perduta
Lo spettacolo sulle migrazioni all’Itc di San Lazzaro
Lingua di cane tratta uno dei tempi più presenti sulle nostre scene e nella nostra vita civile, quello delle migrazioni.
Si può vedere stasera alle 21 all’Itc Teatro di San Lazzaro (info 051/6271604) nella rassegna Interscenario 6, promossa da vari spazi cittadini (La Soffitta, Teatro dell’Argine, Teatri di Vita, Teatro delle Ariette). Comprende lavori presentati all’ultima edizione del premio Scenario o, come in questo caso, concepiti da vincitori di anni passati: Lingua di cane porta la firma per la drammaturgia di Sabrina Petyx e per la regia di Giuseppe Cutino, premiati nel 2003.
Il lavoro ha debuttato al teatro Garibaldi di Enna, dopo una residenza che ha riunito vari attori formatisi in passato nella locale Compagnia dell’Arpa, emigrati, a loro volta, per sviluppare la loro carriera. In questo caso si è trattato di un viaggio di andata e ritorno, che ha compiuto con prove dedicate all’espressione fisica, poi tradotte in scrittura scenica da Sabrina Petyx, un ulteriore percorso dalla scena alla pièce alla scena. Tutto il processo, con il testo e un’appendice fotografica, è narrato in un libro a cura della critica Filippa Ilardo, pubblicato da Glifo Edizoni.
Lo spettacolo racconta attraversamenti del mare, con tutto il dolore della partenza, con i pericoli di viaggi in cui è sempre in agguato la morte, con l’arrivo a volte felice, a volte altrettanto difficile dell’odissea per approdare. La sua caratteristica è mischiare le recenti ondate di persone che dall’Africa o dall’Oriente cercano di raggiungere le nostre coste con l’antica migrazione italiana verso le Americhe, in una costruzione che dovrebbe ingenerare, anche grazie alla sua forza espressiva, qualche opportuno effetto «specchio». Si legge nelle note di sala: «Lingua di cane è la lingua di chi non ha voce per parlare, di chi elemosina un pezzo di pane, di chi non merita un rispetto, una vita e una morte da uomo, come se uomo non lo fosse mai stato.
Lingua di cane, in realtà, è un pesce di mare, che vive adagiato sui fondali sabbiosi, che sta, invisibile come lo sono alcuni esseri umani, trasparenti, senza nome, partiti per un viaggio senza approdo».