Righi, il cinese fa la Maturità
Scuole È la prima volta di un liceo statale in città
Tutti pazzi per il cinese. A scuola. Il liceo scientifico Righi ha avuto così tante richieste che a settembre saranno formate due prime classi che lo studieranno come seconda lingua straniera e lo porteranno fino alla Maturità come materia curriculare. Sarà la prima scuola pubblica di Bologna a garantire questo percorso didattico che al Malpighi c’è da sette anni.
C’è chi lo vuole imparare perché sogna di diventare un interprete. Chi già pensa a un futuro da imprenditore rivolto ai mercati orientali. Chi è solo attratto da un mondo culturalmente lontano. E chi pur essendo madrelingua — ma nato in Italia — sa parlarlo, ma non sa scriverlo. In ogni caso: tutti pazzi per il cinese.
I liceali di Bologna chiedono di studiarlo, lo vogliono all’interno del proprio corso di studi e, dove non è c’è, riempiono i corsi facoltativi. Tanto che per il prossimo anno si è registrato un boom di iscrizioni in quelle scuole dove i dirigenti hanno deciso di introdurlo. Ma non solo: dopo gli open day, il liceo scientifico Righi ha avuto così tante richieste che a settembre saranno formate due prime classi che studieranno il cinese come seconda lingua straniera e lo porteranno fino alla Maturità come materia curriculare.
Sarà la prima scuola pubblica di Bologna a garantire questo percorso didattico che al Malpighi, liceo paritario, c’è da sette anni. «Ero partita scettica — ammette la preside del Malpighi Elena Ugolini — ma quest’anno siamo arrivati orgogliosamente alla seconda Maturità con il cinese».
Eppure non sono nemmeno questi gli unici licei dove si insegna. Con sfumature e modalità differenti, anche il liceo classico Galvani e lo scientifico Fermi hanno inserito il cinese nella propria offerta formativa. E nemmeno da poco tempo. Al Fermi, dove è nata la prima classe Confucio della città, dopo aver proposto agli studenti la lingua orientale all’interno dei corsi extra curriculari del pomeriggio per tre anni, il preside Maurizio Lazzarini ha deciso di fare il salto: «Visto l’interesse suscitato, nel 2013 abbiamo inserito il cinese tra le materie curriculari. I ragazzi che lo scelgono fanno due ore in più alla settimana in orario scolastico seguiti da un insegnante madrelingua che viene dall’istituto Confucio. Riusciamo sempre a formare una classe e quest’anno abbiamo dovuto addirittura sorteggiare, perché ci sono state più richieste». Ma il cinese, qui, non diventa materia d’esame al quinto anno.
Al Galvani sono circa 80 gli studenti che tutti gli anni decidono di dedicare alcune ore del pomeriggio per imparare la lingua cinese. «Da quest’anno — spiega la preside Giovanna Cantile — siamo diventati classe Confucio: abbiamo degli scambi con la Cina, sono venuti qui degli studenti cinesi e i nostri ragazzi andranno in Cina a giugno e settembre».
Ma la vera svolta quest’anno è arrivata al Righi, dove l’insegnamento del cinese è partito in sordina l’anno scorso. «Lo abbiamo inserito in un corso di liceo linguistico ordinamentale — spiega la preside Patrizia Calanchini Monti — e alcuni studenti ce l’hanno come seconda lingua. Lo studiano 4 ore e lo porteranno all’esame di Maturità».
Si è partiti piano al Righi, ma per l’anno prossimo ci sono già 57 iscritti: due classi prime intere. Un boom inaspettato. Anche per la docente Vitalba Lorusso. Quando entriamo in classe per assistere a una sua lezione, troviamo i 16 liceali al banco insieme ad altrettanti madrelingua cinesi, tutti giovani studenti universitari a cui la stessa docente insegna italiano per il progetto Marco Polo/Turandot. «Invito spesso gli studenti cinesi — spiega Lorusso — e lascio che dialoghino tra loro».
In classe si insegna la lingua, ma anche cultura cinese. E mentre siamo in classe una studentessa cinese si alza, va alla lavagna e spiega quali sono
Ugolini (Malpighi) Ero partita scettica ma quest’anno siamo arrivati orgogliosamente alla seconda Maturità con il cinese Cantile (Galvani) Da quest’anno siamo diventati classe Confucio: abbiamo scambi con la Cina, qui sono già venuti studenti cinesi
i cibi che si mangiano nella regione in cui è nata. «E poi — spiega la docente del Righi — spesso assegno dei compiti ai miei studenti, mandandoli nei negozietti cinesi a fare delle cose: si devono registrare mentre fanno le loro richieste in cinese e poi mi fanno sentire le registrazioni». La scuola che esce nel mondo reale. «È il metodo più efficace per apprendere — dice Lorusso — e in questo modo spero che gli studenti vogliano proseguire a studiare il cinese». A vederli all’opera pare che nessuno abbia intenzione di abbandonarlo.
Al paritario Malpighi gli studenti che studieranno cinese da settembre saranno quindici. Ma prima di «accettarli», la docente fa un mini corso per vedere se c’è o meno predisposizione. «Serve un buon orecchio e un buon tratto nella scrittura — avverte la preside Ugolini — ma alla fine i risultati si ottengono».