L’integrazione a rischio
Insegno da molti anni nella scuola secondaria di primo grado a Bologna. Noto una crescente criticità nella programmazione delle risorse scolastiche. Si assiste alla migrazione di molti alunni italiani da scuole di quartieri ad alta presenza di immigrati, in particolare San Donato e Navile, verso altri meno etnicamente caratterizzati. Scuole di grande tradizione e centri di innovazione quali la scuola F. Besta e la scuola Testoni, ad esempio, si svuotano progressivamente di alunni provenienti da famiglie italiane. I medesimi vanno ad affollare le liste di iscrizione di scuole quali, ad esempio, le Irnerio e le Farini. La conseguenza è che queste ultime scuole hanno un eccesso di iscritti rispetto alla capienza. Negli anni scorsi molti dirigenti scolastici si sono pronunciati per la redistribuzione degli alunni in eccesso nelle scuole del loro stradario in modo da garantire ad ogni istituto quella varietà di alunni che garantisce l’integrazione di tutte le realtà e la crescita di ognuno nella complessità. Risulta, invece che ciò non accadrà. Le scuole con eccesso di alunni saranno dotate di succursali ad accogliere gli esuberi ed altri istituti si vuoteranno. Ciò è esecrabile: edifici perfettamente funzionanti si vuotano mentre altri devono essere predisposti in fretta e furia. Non contiamo l’effetto negativo sul traffico e sul relativo inquinamento a causa di questi immotivati spostamenti.
Inoltre, dal punto di vista didattico e pedagogico questa scelta è un obbrobrio perché costituisce scuole ghetto. Se non vogliamo andare verso le banlieue di parigina memoria, penso si possa e si debba partire da una corretta distribuzione delle scuole sul territorio. L’Ufficio scolastico regionale e il Comune di Bologna avranno il coraggio di assumere questa sfida? Anna Giuditta Di Diodoro, BOLOGNA