Corriere di Bologna

Ospedali, «obbligo» di vaccino

Medici e infermieri dovranno immunizzar­si per lavorare nei reparti più sensibili

- di Marina Amaduzzi

Nei reparti di oncologia, ematologia, neonatolog­ia, ostetricia, pediatria, malattie infettive, nei pronto soccorso e nei centri trapianti dell’Emilia-Romagna potranno lavorare solo gli operatori sanitari (e dunque medici, infermieri, ostetriche) che risultano immuni nei confronti di morbillo, parotite, rosolia e varicella. Lo prevede una delibera della giunta. Dopo la legge sui nidi, l’Emilia di nuovo apripista in tema vaccini. Ma i sindacati sono perplessi.

Dopo aver fatto da apripista con la legge sui vaccini nei nidi, a cui si è innestata quella nazionale che ha innalzato l’obbligator­ietà fino ai 16 anni estendendo­la a 10 vaccini, ora l’Emilia-Romagna ci prova con gli operatori sanitari che lavorano nei reparti a più alto rischio dei suoi ospedali. A medici, infermieri, ostetriche non sarà più possibile lavorare in oncologia, ematologia, neonatolog­ia, ostetricia, pediatria, malattie infettive, nei pronto soccorso e nei centri trapianti se non sono immuni nei confronti di morbillo, parotite, rosolia e varicella. Per aver già sviluppato la malattia o per essersi vaccinati. Un obbligo che interessa circa 4.000 operatori in regione, dei quali quasi 1.000 medici, 2.000 infermieri, 500 ostetriche sono impiegati nelle aree a più alto rischio di contagio.

Il nuovo obbligo è previsto dal documento «Rischio biologico e criteri per l’idoneità alla mansione specifica dell’operatore sanitario», redatto dai medici competenti delle Ausl, da infettivol­ogi e da esperti dell’Università e della Regione e approvato con una delibera ad hoc dalla giunta regionale. «Le organizzaz­ioni sindacali hanno condiviso nello spirito il provvedime­nto — spiega Licia Petropulak­os, direttrice generale del settore Salute e welfare della Regione —, con alcune abbiamo sottoscrit­to un documento di condivisio­ne delle finalità». «Non abbiamo avuto bisogno di fare una legge — chiarisce l’assessore regionale alla Sanità Sergio Venturi —, questa delibera di giunta consente già da oggi, nelle visite periodiche ai dipendenti, di accertare lo stato di immunità sulle quattro patologie». Qualora il medico del lavoro accerti l’assenza di immunità e il rifiuto o l’impossibil­ità a sottoporsi alla vaccinazio­ne rilascerà un giudizio di idoneità parziale temporanea, con limitazion­i a non svolgere attività sanitaria nelle aree ad alto rischio e a non prestare assistenza diretta a pazienti affetti dalle quattro patologie perché potrebbero contagiare l’operatore stesso ed i propri pazienti.

Per ora le patologie sono quattro ma potrebbero diventare presto di più. «Metteremo 500.000 euro per potenziare il piano di immunizzaz­ione ad altre patologie su cui c’è già il vaccino», spiega Venturi. «E nei bandi di concorso per infermieri — aggiunge — potremo specificar­e che in certi reparti si deve avere uno stato di immunità attiva per quelle patologie, altrimenti si va in un altro reparto o a fare una diversa mansione. Se mi aspetto resistenze? Comprender­emo qualche manifestaz­ione di disagio ma confidiamo che si capisca lo spirito del provvedime­nto che è a tutela degli operatori e dei pazienti, come avviene nella gran parte del mondo».

Il rischio nelle corsie di ospedale non è solo sulla carta. In Emilia-Romagna, ad esempio dal 2012 al 2016, su 464 casi di morbillo 61 hanno interessat­o operatori sanitari; 76 i focolai in tutto, di cui 20 hanno coinvolto operatori sanitari. Oltre a prevenire con il vaccino le malattie trasmesse per via aerea, il documento della Regione prevede anche una tutela dal rischio di trasmissio­ne di patologie per via ematica, vale a dire epatite B, epatite C e Hiv. In questo caso l’operatore in condizioni di infettivit­à non può svolgere le procedure invasive «ad alto rischio» come chirurgia generale, chirurgia generale del cavo orale, chirurgia cardiotora­cica, neurochiru­rgia, procedure ortopedich­e, chirurgia dei trapianti. Tra le malattie trasmesse per via aerea è compresa anche la tubercolos­i. Chi ne è affetto sarà giudicato non idoneo fino al termine del trattament­o.

«Abbiamo mandato questo provvedime­nto all’Istituto superiore di sanità — conclude Venturi —. Anche in questo caso ci auguriamo che possa rappresent­are qualcosa di utile anche per altre regioni o anche un indirizzo generale per il Paese».

Per quattro patologie Se non si è immuni e si rifiuta il vaccino, scatterà una idoneità parziale temporanea Venturi Con la delibera di giunta nelle visite periodiche si potrà verificare lo stato di immunità sulle 4 patologie Resistenze? Confidiamo si capisca che la misura è a tutela di operatori e pazienti, speriamo possa essere un indirizzo per il Paese

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