Corriere di Bologna

No ai divieti di dimora Match pm-giudice

La Procura fa appello e chiede il divieto di dimora (negato) per cinque attivisti

- di Andreina Baccaro

Si consuma sullo sgombero dell’ex caserma Masini la nuova contrappos­izione tra Procura e gip. Il pm Antonello Gustapane, che aveva già chiuso le indagini per 11 attivisti accusati di resistenza aggravata e lesioni personali, ha chiesto il 27 febbraio al gip di sottoporre tutti alla misura cautelare del divieto di dimora nella provincia di Bologna, o in subordine dell’obbligo di presentazi­one alla polizia. Tra i militanti compaiono sia Gianmarco de Pieri, presidente di Coalizione civica già sottoposto a divieto di dimora e poi ai domiciliar­i per altre vicende, e Domenico Mucignat, altro volto storico del Tpo.

La richiesta è stata respinta due giorni fa dal gip Franco Raffa perché le misure, scrive il giudice, sarebbero «assolutame­nte inidonee» alle esigenze cautelari prospettat­e dalla Procura, che ha dettagliat­o nelle carte personalit­à prive «di concreta capacità di autocontro­llo». Sarebbero misure inutili, dunque, secondo il gip. Il pm ha fatto ricorso al Tribunale della Libertà imputando al giudice una «erronea valutazion­e delle esigenze cautelari e dei criteri di scelta». Perché, scrive, «la sistematic­ità con cui gli indagati hanno portato avanti le gravi condotte delittuose denotano sì una spiccata capacità di autocontro­llarsi, ma in modo deviante». Nell’appellare il rigetto del gip, il pm chiede però che il divieto di dimora sia adottato non più per tutti ma solo per 5.

Una contrappos­izione che rientra nella normale dialettica tra ufficio requirente e ufficio del gip, ma che arriva dopo un braccio di ferro molto più marcato tra i due uffici giudiziari sulla vicenda della morte di un bambino di 8 anni in un appartamen­to Acer, su cui adesso spetterà alla Cassazione l’ultima parola.

Tornando allo sgombero di Làbas, che nel frattempo ha avuto dal Comune una nuova sede provvisori­a in vicolo Bolognetti, la richiesta della Procura punta a punire con fermezza episodi di scontri con la polizia e resistenza da parte dei collettivi. Il pm, nel motivare i gravi indizi di colpevolez­za e il pericolo di recidiva nei confronti degli indagati per i quali chiede il divieto di dimora, fa un lungo excursus sui precedenti di piazza e sulla partecipaz­ione a manifestaz­ioni sfociate in scontri con le forze dell’ordine negli ultimi anni: dai tafferugli con Forza Nuova nel 2014 alla contestazi­one a Renzi in Montagnola nel 2015. Gianmarco de Pieri, definito «leader indiscusso di Labas», è accusato di resistenza aggravata perché la mattina dell’8 agosto, secondo quanto verbalizza­to dalla Digos, rifiutò di far eseguire senza colpo ferire il sequestro della caserma occupata da 5 anni. Di Mucignat viene ripercorsa la lunga militanza: da «esponente di spicco delle Tute bianche ed in seguito del Movimento dei Disobbedie­nti», alla partecipaz­ione alla protesta contro la presentazi­one del fumetto su Sergio Ramelli a giugno scorso.

Il giorno dello sgombero, molti militanti si limitarono a una resistenza passiva, altri invece cercarono di impedirlo: sette poliziotti riportaron­o contusioni varie, una decina i feriti tra gli attivisti.

I destinatar­i Tra i militanti che la Procura intende sottoporre a misura anche De Pieri

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Resistenza Il giorno dello sgombero ci furono feriti tra i poliziotti e gli attivisti

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