No ai divieti di dimora Match pm-giudice
La Procura fa appello e chiede il divieto di dimora (negato) per cinque attivisti
Si consuma sullo sgombero dell’ex caserma Masini la nuova contrapposizione tra Procura e gip. Il pm Antonello Gustapane, che aveva già chiuso le indagini per 11 attivisti accusati di resistenza aggravata e lesioni personali, ha chiesto il 27 febbraio al gip di sottoporre tutti alla misura cautelare del divieto di dimora nella provincia di Bologna, o in subordine dell’obbligo di presentazione alla polizia. Tra i militanti compaiono sia Gianmarco de Pieri, presidente di Coalizione civica già sottoposto a divieto di dimora e poi ai domiciliari per altre vicende, e Domenico Mucignat, altro volto storico del Tpo.
La richiesta è stata respinta due giorni fa dal gip Franco Raffa perché le misure, scrive il giudice, sarebbero «assolutamente inidonee» alle esigenze cautelari prospettate dalla Procura, che ha dettagliato nelle carte personalità prive «di concreta capacità di autocontrollo». Sarebbero misure inutili, dunque, secondo il gip. Il pm ha fatto ricorso al Tribunale della Libertà imputando al giudice una «erronea valutazione delle esigenze cautelari e dei criteri di scelta». Perché, scrive, «la sistematicità con cui gli indagati hanno portato avanti le gravi condotte delittuose denotano sì una spiccata capacità di autocontrollarsi, ma in modo deviante». Nell’appellare il rigetto del gip, il pm chiede però che il divieto di dimora sia adottato non più per tutti ma solo per 5.
Una contrapposizione che rientra nella normale dialettica tra ufficio requirente e ufficio del gip, ma che arriva dopo un braccio di ferro molto più marcato tra i due uffici giudiziari sulla vicenda della morte di un bambino di 8 anni in un appartamento Acer, su cui adesso spetterà alla Cassazione l’ultima parola.
Tornando allo sgombero di Làbas, che nel frattempo ha avuto dal Comune una nuova sede provvisoria in vicolo Bolognetti, la richiesta della Procura punta a punire con fermezza episodi di scontri con la polizia e resistenza da parte dei collettivi. Il pm, nel motivare i gravi indizi di colpevolezza e il pericolo di recidiva nei confronti degli indagati per i quali chiede il divieto di dimora, fa un lungo excursus sui precedenti di piazza e sulla partecipazione a manifestazioni sfociate in scontri con le forze dell’ordine negli ultimi anni: dai tafferugli con Forza Nuova nel 2014 alla contestazione a Renzi in Montagnola nel 2015. Gianmarco de Pieri, definito «leader indiscusso di Labas», è accusato di resistenza aggravata perché la mattina dell’8 agosto, secondo quanto verbalizzato dalla Digos, rifiutò di far eseguire senza colpo ferire il sequestro della caserma occupata da 5 anni. Di Mucignat viene ripercorsa la lunga militanza: da «esponente di spicco delle Tute bianche ed in seguito del Movimento dei Disobbedienti», alla partecipazione alla protesta contro la presentazione del fumetto su Sergio Ramelli a giugno scorso.
Il giorno dello sgombero, molti militanti si limitarono a una resistenza passiva, altri invece cercarono di impedirlo: sette poliziotti riportarono contusioni varie, una decina i feriti tra gli attivisti.
I destinatari Tra i militanti che la Procura intende sottoporre a misura anche De Pieri