Corriere di Bologna

Parla Segre, gli studenti non fiatano

In Santa Lucia il racconto struggente della sopravviss­uta ad Auschwitz agli studenti di otto scuole

- di Luciana Cavina

Scegliere sempre, la vita, e anche chi ci governa. «Votate», «non restate indifferen­ti». «non dite mai non ce la faccio» È un continuo monito il toccante racconto di Liliana Segre al migliaio di studenti in Santa Lucia. La sopravviss­uta ad Auschwitz racconta per un’ora e mezza delle ferocie subite e tutti ascoltano in silenzio.

Non c’è uno sguardo, un solo sguardo del migliaio di ragazzi che gremiscono l’Aula Magna di Santa Lucia che, in un’ora e mezza di racconto intenso e senza incrinatur­e, si distragga altrove. Occhi e cuore sono puntati su Liliana Segre, «la nonna», come si definisce, che narra «l’indicibile» — per dirla con Primo Levi — ai suoi «nipoti ideali». «Ho dovuto diventare davvero nonna», confida, per la prima volta 30 anni fa «per trovare le parole».

Una delle ultime sopravviss­ute ad Auschwitz, appena nominata senatrice a vita, è stata ospite ieri dell’Alma Mater e della comunità ebraica presieduta da Daniele De Paz, accolta anche dal rabbino capo Rav Alberto Sermoneta, da monsignor Matteo Zuppi e dai rappresent­anti delle istituzion­i. Ad ascoltarla in silenzio le classi di otto scuole bolognesi, medie e superiori. Poco prima, Segre aveva confessato ai cronisti la sua «stanchezza psicofisic­a»: in 30 anni ha incontrato almeno 150 mila studenti, tornando continuame­nte ai quegli anni bui, e da «Auschwitz — ammette — non si esce mai». Ma « se anche uno su mille perpetua il ricordo sono già contenta. Ma non mi illudo, so che un giorno la Shoah diventerà una riga su un libro di storia».

In Aula Magna Segre inizia ringrazian­do il Presidente Sergio Mattarella. «Lo stesso Stato che a 8 anni mi chiuse le porte della scuola con le leggi razziali, oggi a 87 anni mi apre le porte del Senato» Comincia infatti a soli 8 anni la sua enorme storia buia: il tentativo di fuga in Svizzera — «nessuno credeva che in Italia gli ebrei fossero perseguita­ti» — il carcere a 13 anni, le angherie, la separazion­e dall’amato padre che non avrebbe mai più rivisto, le torture, l’annientame­nto e i lavori forzati, la marcia della morte, la morte, il supplizio e il terrore a scandire gli anni gelidi dello sterminio. L’unica colpa: «Essere nati». «Mi avevano trasformat­a in una lupa egoista e affamata». Ogni passaggio lascia attoniti, riflesso di «tutto lo stupore per il male altrui»: è Segre a citare ancora Levi.

«Nonna Liliana» è sopratutto testimonia­nza di forza e di pace. Se ne accorgono i ragazzi quando Segre dichiara che non cancellerà mai il numero tatuato sul suo braccio «per non lavare l’onta di chi ha fatto questo» e fanno partire spontaneo il primo applauso. Lei li sprona ad andare sempre a votare, a scegliere. Perché il pericolo dei totalitari­smi è ancora in agguato. Applausi anche quando dice di essersi liberata dall’odio, di provare, oggi, pietà per i giovani nazisti che sputavano addosso a lei e alle sue scheletric­he compagne del campo: «Sono stata più fortunata io ad essere vittima, buona, e figlia di persone buone e innocenti». Come ha affrontato tutto questo? «Siamo fortissimi, non dite mai “non ce la faccio più”». «Scegliete sempre la vita perché è una cosa meraviglio­sa». Lei l’ha scelta pure quando, nel caos della liberazion­e, non colse l’ occasione di uccidere un SS: la pistola dell’aguzzino ai suoi piedi. «Capii la differenza enorme tra me e il mio assassino». «Sono stata la donna libera e la donna di pace che sono anche adesso». Ovazione, tutti in piedi.

Messaggio potente. Fondamenta­le in ogni tempo. Lo aveva spiegato ai cronisti: «I razzismi e l’odio non sono mai morti, ma di questi sentimenti osceni non ci si vergogna più. E i segni della violenza sono ovunque, tra le mura domestiche, nel litigio per un sorpasso, è il peggio dell’uomo che viene fuori». «Hitler e i nazisti — lo ripete spesso — non erano pazzi». Le fa eco De Paz: «Oggi si stanno verificand­o lo stesso odio e le stesse forme di propaganda».

La senatrice Da Auschwitz non si esce mai Se anche uno su mille perpetua il ricordo sono già contenta Ma non mi illudo, so che un giorno la Shoah diventerà soltanto una riga su un libro di storia

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 ?? Pienone ?? L’aula Magna gremita per l’incontro con Liliana Segre. Le scuole presenti: Rolandino, Volta, Rosa Luxemburg, Mattei, Sabin, Fermi, Galvani e Righi
Pienone L’aula Magna gremita per l’incontro con Liliana Segre. Le scuole presenti: Rolandino, Volta, Rosa Luxemburg, Mattei, Sabin, Fermi, Galvani e Righi
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