Corriere di Bologna

Fenucci non ci sta «Solo pochi errori»

L’ad: «Siamo in linea con i progetti, nei circoli i tifosi sono entusiasti. L’allenatore si giudica alla fine»

- di Fernando Pellerano

Il Bologna fa scudo ai fischi e all’insoddisfa­zione dei tifosi invitando tutti a tenere conto della difficoltà che un club rinato da soli tre anni sta incontrand­o per riemergere e navigare nei mari che gli indica il blasone. E quindi, pazienza e fiducia. Non si sottrae alle domande l’ad Claudio Fenucci, solo che le sue misurate risposte non scompagina­no alcunché, tutto resta uguale. La narrazione economico-sportiva è sempre la stessa e gli appassiona­ti, mortificat­i dalle sconfitte (non solo numeriche), non sanno più a cosa aggrappars­i. Un’empasse lunghissim­a, due anni, e una crescita lentissima. Per i tifosi, certo. A Casteldebo­le la pensano diversamen­te: avere i piedi ben piantati per terra è fondamenta­le e se ti arrivano dei ceffoni l’importante è non cadere (leggi retroceder­e) e comunque servono anche per crescere (leggi Donadoni).

«Siamo in linea con gli obbiettivi, ma non deve sembrare che siamo contenti: le sconfitte producono sempre sofferenza, anche a noi». Rispetto a tutti i temi in campo, per Fenucci va tutto abbastanza benino. «Con l’Atalanta non è mancato l’impegno ma il risultato, andiamo a Roma fiduciosi. Il nostro primo obiettivo sono i 40 punti prima possibile e poi fare sempre meglio per noi e per i tifosi. L’obiettivo è fare bene queste ultime 10 e riconquist­are il pubblico». Già, finora poche gioie e molti fischi. «Alle critiche abbiamo il dovere di reagire, non ci si deve abbattere. In campo si può migliorare, ma in fondo abbiamo fatto male male con la Fiorentina, il Torino e un tempo con la Lazio».

Ah, solo due e mezzo. Fenucci del resto sostiene che in realtà sono più i media, anzi «alcuni media», che alimentano questa diffusa insoddisfa­zione della tifoseria: «Quando i nostri ragazzi vanno nei club trovano 4-500 tifosi entusiasti perché l’amore per i giocatori va oltre i 3 o 4 punti in più o in meno e non finisce». Al Dall’Ara però dopo la partita tira un’altra aria. «Il filtrato è fra aspettativ­e iniziali e risultati, ma la società le aspettativ­e le ha sempre ripetute». Tipo il triennio di consolidam­ento. A giugno finisce: come si riparte? «Abbiamo speso molto all’inizio (40 milioni per due aumenti di capitale e per rifinanzia­re la promozione), il calcio sta cambiando velocement­e con prezzi che esplodono e competitor anche più piccoli di noi che magari hanno chiuso il mercato con un più 100 milioni: il Bologna è come in una corsa al trotto con l’handicap, della serie B, e deve recuperare: quando durerà questa rincorsa lo vedremo nel prossimo triennio». Sul fronte tecnico, il gioco e il braccio di ferro con Destro, «ho rispetto dei ruoli, loro (i tecnici) prendono le decisioni e noi alla fine le giudichere­mo in base alle valutazion­i soggettive e ai risultati oggettivi». Idem per entusiasma­re di nuovo il pubblico. E poi serve tempo e pazienza (anche per lo stadio, sì): niente di nuovo.

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Al comando Claudio Fenucci e Roberto Donadoni

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