Fenucci non ci sta «Solo pochi errori»
L’ad: «Siamo in linea con i progetti, nei circoli i tifosi sono entusiasti. L’allenatore si giudica alla fine»
Il Bologna fa scudo ai fischi e all’insoddisfazione dei tifosi invitando tutti a tenere conto della difficoltà che un club rinato da soli tre anni sta incontrando per riemergere e navigare nei mari che gli indica il blasone. E quindi, pazienza e fiducia. Non si sottrae alle domande l’ad Claudio Fenucci, solo che le sue misurate risposte non scompaginano alcunché, tutto resta uguale. La narrazione economico-sportiva è sempre la stessa e gli appassionati, mortificati dalle sconfitte (non solo numeriche), non sanno più a cosa aggrapparsi. Un’empasse lunghissima, due anni, e una crescita lentissima. Per i tifosi, certo. A Casteldebole la pensano diversamente: avere i piedi ben piantati per terra è fondamentale e se ti arrivano dei ceffoni l’importante è non cadere (leggi retrocedere) e comunque servono anche per crescere (leggi Donadoni).
«Siamo in linea con gli obbiettivi, ma non deve sembrare che siamo contenti: le sconfitte producono sempre sofferenza, anche a noi». Rispetto a tutti i temi in campo, per Fenucci va tutto abbastanza benino. «Con l’Atalanta non è mancato l’impegno ma il risultato, andiamo a Roma fiduciosi. Il nostro primo obiettivo sono i 40 punti prima possibile e poi fare sempre meglio per noi e per i tifosi. L’obiettivo è fare bene queste ultime 10 e riconquistare il pubblico». Già, finora poche gioie e molti fischi. «Alle critiche abbiamo il dovere di reagire, non ci si deve abbattere. In campo si può migliorare, ma in fondo abbiamo fatto male male con la Fiorentina, il Torino e un tempo con la Lazio».
Ah, solo due e mezzo. Fenucci del resto sostiene che in realtà sono più i media, anzi «alcuni media», che alimentano questa diffusa insoddisfazione della tifoseria: «Quando i nostri ragazzi vanno nei club trovano 4-500 tifosi entusiasti perché l’amore per i giocatori va oltre i 3 o 4 punti in più o in meno e non finisce». Al Dall’Ara però dopo la partita tira un’altra aria. «Il filtrato è fra aspettative iniziali e risultati, ma la società le aspettative le ha sempre ripetute». Tipo il triennio di consolidamento. A giugno finisce: come si riparte? «Abbiamo speso molto all’inizio (40 milioni per due aumenti di capitale e per rifinanziare la promozione), il calcio sta cambiando velocemente con prezzi che esplodono e competitor anche più piccoli di noi che magari hanno chiuso il mercato con un più 100 milioni: il Bologna è come in una corsa al trotto con l’handicap, della serie B, e deve recuperare: quando durerà questa rincorsa lo vedremo nel prossimo triennio». Sul fronte tecnico, il gioco e il braccio di ferro con Destro, «ho rispetto dei ruoli, loro (i tecnici) prendono le decisioni e noi alla fine le giudicheremo in base alle valutazioni soggettive e ai risultati oggettivi». Idem per entusiasmare di nuovo il pubblico. E poi serve tempo e pazienza (anche per lo stadio, sì): niente di nuovo.