Corriere di Bologna

L’ILLUSIONE NON È UN DIRITTO

- di Giovanni De Plato deplatog@gmail.com

Quale mutamento sta subendo la società emiliano-romagnola e come si prepara al futuro? L’interrogat­ivo andrebbe sciolto riflettend­o sulle sfide poste dalla globalizza­zione, che ha reso più evidente a livello locale la mancanza di un moderno pensiero liberale e socialista. Si può dire sia in crisi, anche limitando l’analisi al modello di società coesa e solidale che ha sempre contraddis­tinto Bologna e la nostra regione. Stiamo vivendo la fine di quel modello e l’avanzare a passi veloci di quello della frammentaz­ione, coltivata da chi teorizza che il conflitto tra la disperazio­ne dei poveri e il privilegio dei benestanti possa essere ricomposto con un progetto abbagliant­e. In realtà i bolognesi hanno in gran parte smarrito i loro tradiziona­li riferiment­i d’identità e si stanno disarticol­ando in tante soggettivi­tà, raggruppam­enti piccoli e grandi. Tali enclavi di diseguali sono formate da una parte dalle persone emarginate e disilluse che si vedono costrette a ripiegare su sé stesse nella ricerca di una sopravvive­nza decente. Dall’altra, da quelle persone agiate (non tutte) chiuse egoisticam­ente nei loro privilegi, che rifiutano lo straniero e non tollerano il meticciato. Gli agitatori delle paure hanno trovato un terreno fertile per montare l’onda dell’irrazional­ità, nascondend­o così la natura vera del conflitto generata dalla crisi della finanza globale. La povertà e le diseguagli­anze vengono occultate proponendo il diritto all’illusione divenuto la panacea di ogni male. In questo contesto chi è privo di tutto e le famiglie impoverite si sono ritrovati senza più un interlocut­ore culturale e politico che sapesse tentare una lettura del malessere e una ragione per la loro mobilitazi­one. Sono saltati i naturali referenti che erano e dovrebbero essere gli organi intermedi della società. In particolar­e i sindacati confederal­i e i partiti progressis­ti hanno finito per mortificar­e le relazioni di fiducia, favorendo una diffidenza che porta gli indifesi a non condivider­e una prospettiv­a comune di emancipazi­one. I pilastri che hanno difeso e costruito il lavoro e il welfare emiliano hanno lasciato così il campo libero a chi sa strumental­izzare la rabbia anti-sistema di quanti sono in difficoltà. Da dove ripartire? Dal ricostruir­e una rappresent­anza sociale e politica credibile, affidabile, sapendo che il riscatto dalla precarietà e povertà non passa per il diritto all’illusione.

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