Corriere di Bologna

Calvano prova a ripartire «Dobbiamo essere un partito da battaglia»

- B. P.

Un partito da «battaglia e da combattime­nto», che dopo la batosta del 4 marzo anche qui in Emilia-Romagna «cammina sospeso su un filo in aria». Il segretario regionale Paolo Calvano usa questa metafora per spiegare lo stato di salute del Pd e allo stesso tempo indica la strada della lotta per riprenders­i dallo choc delle Politiche, con il Pd per la prima volta secondo partito sorpassato (seppur di poco) dal M5S.

«La paura — ha detto Calvano durante la direzione regionale di ieri sera — è arrivata anche in una terra da sempre ricca di sicurezze, sociali, economiche, relazional­i». Anche qui, insomma, bisogna ragionare come se si stesse all’opposizion­e. «Battaglier­i nel raccontare ciò che facciamo e combattivi verso le cose che non funzionano». Un esempio? «Tutelare le nostre multiutili­ty quando ci consentono di non essere messi come Roma, stare dalla parte dei cittadini» quando queste ultime si chiudono all’esterno. Tempo da perdere non ce n’è. In primavera si vota a Imola e in altri 17 Comuni. Ma il momento clou sarà l’anno prossimo con tantissime città al voto e, soprattutt­o, con le Regionali. Il Pd emiliano-romagnolo ci arriverà avendo prima fatto un congresso. I tempi li indicherà il partito nazionale, ma è presumibil­e in autunno. Questo per Calvano vuol dire interrompe­re un anno prima il suo mandato, ma anche calmare le richieste di dimissioni che in questi giorni non sono mancate dopo l’abbandono degli orfiniani Giuditta Pini e Luca Rizzo Nervo.

«Certo non posso far finta che qualcuno non abbia detto “alcuni segretari regionali si sono dimessi all’indomani del voto”. È vero», ha sottolinea­to Calvano. «Ma buona parte di quei segretari nel costruire le liste ha ritenuto opportuno, legittimam­ente, partire dal proprio nome». Questo non è successo a livello regionale (a differenza del partito provincial­e, dove il segretario Francesco Critelli si è candidato ed è poi stato eletto), e «ciò mi ha consentito fino all’ultimo di difendere quel che l’Emilia-Romagna proponeva». E poi c’è la richiesta che arriva dal segretario reggente Maurizio Martina, che Calvano fa sua: «Non sbaraccare, ma intensific­are gli sforzi».

La paura è arrivata anche in una terra da sempre ricca di sicurezze

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