Il ‘68 delle donne nella memoria di Lidia Ravera
L’anno in cui «andò a fuoco il mondo», in cui i valori culturali e sociali vennero sovvertiti e in cui l’utopia egualitaria sembrava a portata di mano, viene rievocato mezzo secolo dopo dal ciclo di incontri ospitati dal Laboratorio San Filippo Neri di via Manzoni. Dopo il focus sul ‘68 bolognese con Stefano Bonaga, Mauro Felicori e Roberto Grandi, stasera alle 20.30 toccherà a Lidia Ravera, testimone del ‘68 delle ragazze. La questione femminile è stata certamente uno dei punti nevralgici della rivolta politica, ideologica e sociale di quell’anno e la Ravera, seppur poco più che adolescente nel ‘68, da quella rivoluzione ha preso ispirazione per il suo folgorante romanzo di esordio Porci con le ali, scritto a quattro mani con Marco Lombardo Radice, con due milioni e mezzo di copie vendute nell’arco di tre decenni e un clima rievocato anche in libri successivi come La guerra dei
figli e il recente Il terzo tempo, romanzo sulla vecchiaia e sul come rivoluzionare la propria vita. «Nel tornare a parlare di ‘68 — racconta la scrittrice e giornalista nata a Torino nel 1951 — affiora nella mia mente l’immagine di una ragazzina che vorrebbe lavarsi i capelli e andare in paese per fare una passeggiata serale ma deve farlo di nascosto perché già di per sé lo shampoo è visto male e poi perché proprio quella sera la sorella diciassettenne ha dichiarato guerra ai padri». Per la Ravera, una trentina di libri all’attivo oltre a testi teatrali e canzoni, c’è stata di recente anche l’esperienza come assessore alla Cultura della Regione Lazio, chiamata dal presidente Nicola Zingaretti. «La memoria — aggiunge — non è solo rughe: è volgere uno sguardo lucido al passato per riviverlo e non per ricordarlo... Stavamo dalla parte giusta, lo sentivo, ma poi i compagni sbagliarono troppo».