Riciclo, magia e un pianoforte. Una bizzarria di nome Brexit
Aperto da due mesi in Strada Maggiore, è il nuovo circolo Arci. Il gestore: «Qui vendiamo veri sogni»
Brexit, l’unica luce della sera in Strada Maggiore. Locale anomalo a partire dal nome, dove si include e non si esclude, aperto due mesi fa da un mago (vero), Massimo Somma, e dai suoi amici, allestito all’insegna del riciclo e del riuso sulle ceneri di una storica sartoria artigianale.
Davanti al portico dei Servi, Brexit si presenta senza insegne né particolari richiami commerciali. Una porta a vetri, guardi dentro e pensi sia una casa magazzino: libri, vestiti, macchine per cucire, specchi poltrone e divani. Poi entri e s’apre un piccolo mondo allestito a costo zero, con cose recuperate e regalate (che si possono acquistare), dove l’arredamento può cambiare da un momento all’altro. Quattro stanze e un grande bagno, abbastanza per trascorrere una serata diversa. Luogo d’ascolto e spazio d’incontro: professionisti, musicisti, studenti, architetti, fotografi, registi, occupanti, professori, artisti: si può trovare di tutto in questi 90 metri quadri ideati da Somma (titolare anni fa di Spazio Indue in vicolo Broglio, ora il Nero) insieme a Silvia Boschi, Alessandro Alis «il pianista», Alessandro Sibi, barman ex Fienile, l’avvocato Vincenzo Zampella e le giovanissime Elettra, Alice, Paola e Michele.
Nessuno direbbe che è un circolo Arci. Aperto dopo le 18, ma non è detto. L’ingresso colmo di oggetti vissuto come un foyer col suo comodo salotto, quindi la sala giardino con il pianoforte, poi la sala bar col grande lampadario e la consolle per eventuali mini dj set calmierati, in mezzo un’altra stanza disimpegno, e infine il grande bagno (ci si può ballare) con tanto di uscita di sicurezza. Come una casa, sempre aperta.
Palinsesto accennato: mercoledì e venerdì con la magia, il giovedì votato alla musica, sabato open e domenica basculante. «Qui non vendiamo solide realtà, ma veri sogni», dice Somma, «Brexit è un’astrazione, ha una coscienza sociale ed è sensibile alla psicologia del gioco: al centro di tutto c’è la manualità. Qui le cose si fanno, come la calza a maglia o il giardinaggio».
Due giorni fa lo shooting del fotografo Francesco Licata, prima ancora il set televisivo di Gramellini per Rai Tre grazie al suggerimento di Biagio Antonacci, frequentatore, prima ancora il chitarrista brasiliano amico di Martina Caironi portabandiera paralimpica, poi il mimo Eloisa Gatto, il 24 libro e dj set di SpeakerCenzou.
«Facciamo anche laboratori su immagine, cultura, arte. È un posto della memoria, visionario e presente. Pensavo di chiamarlo “Improbabile”, ma poi ha prevalso Brexit». Nome che spiazza, un punto d’incontro d’altri tempi, uno di quei posti che puoi incontrare per caso in una metropoli europea come Londra o Parigi, invece siamo in Strada Maggiore 58.