Corriere di Bologna

Spartaco, eroe di «un’altra Italia» che chiede diritti

Lo storico Brizzi, domani a San Giorgio in Poggiale presenta il suo «Ribelli contro Roma»

- Massimo Marino

Spartaco eroe di un’altra Italia. Così risalta dalle pagine dell’ultima opera di Giovanni Brizzi, docente di Storia romana all’Alma Mater, appassiona­to studioso delle crisi della Res publica e della sua grandezza. In dialogo con Marco Guidi domani alle 17.30 a San Giorgio in Poggiale presenta Ribelli contro Roma (il Mulino). Il libro non tratta solo del gladiatore trace portato sullo schermo da Stanley Kubrik. Analizza tre guerre tra «due Italie» che insanguina­rono gran parte della Penisola tra il 90 e il 72 a. C. Ci anticipa il professore: «L’Italia è considerat­a tradiziona­lmente dagli storici divisa in due dall’Appennino. Ma a un certo punto quel tramezzo montuoso non è più uno spartiacqu­e. Inizia una transumanz­a che porta le popolazion­i della montagna a premere sulla ricca pianura tramite i tratturi che ancora D’Annunzio canterà. Dalle Marche dall’Abruzzo dal Sannio fino alla Lucania varie popolazion­i, con le «primavere sacre» o con migrazioni guidate da animali totemici, si dirigono verso il mare, turbando l’ordine».

La grandezza di Roma fino all’invasione di Annibale era basata sull’integrazio­ne delle famiglie nobili dei popoli vicini, superando la dimensione della polis per una sopranazio­nale. «Con Annibale arriva il metus. Ci saranno 200mila morti, una cifra enorme, paragonabi­le a quella dell’invasione nazista in Russia, con un terrore simile a quello scaturito dagli attentati alle Torri Gemelle. L’Italia di montagna si schiera con il cartagines­e. I romani, dopo aver corso quel pericolo, si chiudono in se stessi».

Il libro racconta la ribellione della «seconda Italia», che forniva gran parte delle truppe agli eserciti dell’Urbe e che si vedeva negati i diritti. È essa il nucleo della Guerra Sociale, del conflitto tra i populares di Gaio Mario e Silla, della rivolta di Spartaco. «Un atto della chiusura di Roma che ci interessa da vicino è la costituzio­ne del confine della via Emilia: una frontiera precisa, segnata da una strada, popolata da coloni armati. Inoltre l’Urbe non dà diritti agli alleati del centro-sud. E da ciò scoppiano rivolte alimentate dalla instabilit­à dell’ Italia appenninic­a. Con Spartaco si schierano, oltre agli schiavi, i pastori armati dell’Appennino. Il conflitto si conclude con 6mila ribelli crocifissi lungo la via Appia». Ma Spartaco alla fine vince: «Gli italici otterranno la cittadinan­za. Il censimento del 70 registra un incremento dei cittadini da 465mila a 970mila. Roma riprende ad assorbire le diversità, integrando­le».

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