Show al PalaDozza Ma fa festa Treviso
In volata Secondo ko consecutivo nel finale per la Fortitudo, dopo una bella partita. Bene McCamey Sorride la De’ Longhi: i trevigiani oggi hanno energia e qualità impareggiabili. Protesta la Fossa
Di questi tempi, un po’ meglio Treviso. Verdetto stretto ma ineccepibile, arriva corta la Fortitudo e il gran duello di mezzogiorno lo vince Pilla, due su due quest’anno contro la Effe, e seconda in fila al PalaDozza dopo gara 3 dell’anno scorso. La classica numero 103 (il conto va sul 52-51 per la Effe) dice quel che ci si aspetta, cioè che tra queste due è battaglia di alto livello, per qualche tratto altissimo, che nella corsa promozione ci sono certo dentro tutte e due, ma anche che al momento la migliore di tutte — anche di Tr i e s te — s e mbra propr i o questa De’ Longhi da 11 vinte nelle ultime 12.
Per la Consultinvest a cinque giornate dalla fine il primo posto sembra ormai lontano, ma questa sconfitta ricorda soprattutto un’altra cosa, e cioè che a maggiogiugno, quando conterà veramente, più ancora del fatto re ca mpo de c i de r a nno i dettagli, e lo stato di forma del momento. E da questo punto di vista, a tre giorni dalla primavera, sta meglio Treviso. Magari non di chilometri ma di quel tanto che basta per girare dalla sua parte partite così toste: un pelo più fresca, più atletica, mentalmente in stato di esaltazione con la prepotente rimonta che ha fatto da Natale in avanti, e che continua ancora.
Se è vero che la Fortitudo è profonda, Treviso lo è quasi altrettanto (non ha usato Negri), ne porta cinque in doppia cifra, pesca tanta qualità dalla panchina e si adatta bene alle situazioni più diverse, ad esempio mischiando beni s s i mo l ’ us o di due pl a y - maker che non potrebbero essere più diversi ma incidono e nt r a mbi, S a bat i ni pr i ma, Fantinelli dopo. Dai dodici la Effe decide di tener fuori Pini, senza Bryan il rischio è accorciare troppo la rotazione dei lunghi, a rimbalzo vince Treviso ma di poco (39-41) ma il punto è che manca l’atletismo da sbattere contro John Brown, che non sarà un fenomeno ma contro l’Aquila ha fatto 19 e 9 rimbalzi all’andata, 22+11 stavolta.
Poi la decidono tante cose, e non sono tutte piccole: 1/4 ai liberi nell’ultimo quarto, due rimbalzi offensivi concessi, un gioco 3+1 di Swann che è un regalo, un rigore sbagliato da Gandini. Aspettando Okereafor salta fuori McCa- mey, alla sua miglior partita da mesi, se non la migliore della stagione. Chissà se è una coincidenza, o se è stato prop r i o l ’a r r i vo d e l l ’ i n g e s e a sbloccarlo mentalmente, fatto sta che l’ex Calimero impiegato molto da guardia è il mi- gliore in campo, l’uomo della rimonta dal -11 nel secondo quarto, della spallata che illude con la fuga a +6 nel terzo.
Si prende pure il tiro più importante della partita, McCamey, in un finale rimesso in piedi da tre rasoiate dall’arco di Mancinelli: sul -2, buttandosi nel mucchio, scelta giusta ma non c’è né canestro né fallo. È la seconda sconfitta interna della stagione dopo il famoso harakiri con Ravenna di novembre, questa in fondo poteva anche starci, però lascia amarezza, e qualche ombra: la squadra di veterani che nelle volate sembrava invincibile adesso i finali stretti non li vince più. Domenica ci riprova a Forlì.