Accademia, ecco le statue «ritrovate»
Cento opere, statue e sculture, dal Bernini al Canova ai maestri del Novecento: aprono oggi gli spazi sopraelevati del coretto dell’aula magna. Così, insieme alla «lectio» di Emiliani, si inaugura l’anno accademico
L’Accademia ricava nuovi spazi al suo interno da aprile al pubblico. Così il nuovo allestimento degli spazi sopraelevati del coretto dell’aula magna, che si affaccia sul portico di via Belle Arti, un prezioso patrimonio di statue, ma non solo, sinora rimasto, almeno in parte, nei depositi, o sparso fra aule didattiche e uffici. Le opere vanno dal Bernini al Canova, dalla scultura neoclassica bolognese fino a maestri del ’900 come Ghermandi.
Accademia di Belle Arti cerca nuovi spazi per i 1900 iscritti di quest’anno, molti dei quali dall’estero, ai suoi 23 corsi. «Nonostante il numero programmato — esordisce il direttore Enrico Fornaroli, al suo secondo mandato — siamo vicini al livello di guardia. Per questo incontrerò enti e istituzioni pubbliche e private per cercare di trovare spazi demaniali, comunali o privati da utilizzare come laboratori».
In attesa di trovare spazi all’esterno, l’Accademia ne ricava di nuovi al suo interno ed è pronta anche ad aprirli al pubblico. Come nel caso del nuovo allestimento degli spazi sopraelevati del coretto dell’aula magna che si affaccia sul portico di via Belle Arti, un prezioso patrimonio di statue, busti, gessi e bassorilievi prodotti dall’Accademia e sinora rimasto, almeno in parte, nei depositi, o sparso fra aule didattiche e uffici. «Siamo tra le poche Accademie — continua Fornaroli — che hanno un patrimonio storico». Le opere vanno dal Bernini al Canova, dalla scultura neoclassica bolognese fino a maestri del ‘900 come Drei e Ghermandi. Di quest’ultimo, che ha insegnato e ha anche diretto l’Accademia, osserva Alfonso Panzetta, che con Augusto Giuffredi ha guidato il paziente lavoro sulle opere condotto dalla Scuola di Restauro dell’Accademia stessa, «si potrà vedere un’opera giovanile di cui nemmeno la famiglia era a conoscenza». Un’autentica collezione d’arte che domina dall’alto l’ex chiesa di Sant’Ignazio comprendente, tra gli altri, un modello in legno e terracotta della Fontana dei quattro fiumi realizzato da Gian Lorenzo Bernini e un gesso, un ritratto di Napoleone, donato da Antonio Canova all’Accademia. In attesa che fra circa 6 mesi venga collocata anche la Maddalena penitente di cui si sta completando il restauro, dello stesso Canova, a sua volta ripreso in un busto di Raffaele Monti. La scultura del neoclassicismo e del ‘700 bolognese sono ampiamente documentati, aggiunge Panzetta, «come accade in pochi altri musei emiliani. Sono sicuro che presto alcune opere ci verranno chieste in prestito per delle mostre».
L’esposizione comprende anche il gesso dedicato alla «Morte di Lucrezia» di Giacomo De Maria, una raccolta di bassorilievi raccolta in una sorta di «wunderkammer» e tre celebri statue anatomiche in legno degli Spellati di Ercole Lelli. Il percorso, che si potrà seguire a gruppetti su prenotazione e con studenti dell’Accademia come guide, toccherà anche il ‘900.
Con lavori come il modello originale per un Monumento agli operai caduti di Ercole Drei, parte del complesso della fontana che si trovava davanti alla stazione ferroviaria di Bologna almeno fino ai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, o un bassorilievo raffigurante San Domenico di Luciano Minguzzi. Intanto questa mattina alle 10 l’anno accademico 2017/2018 verrà inaugurato con una lectio magistralis dello storico dell’arte Andrea Emiliani sul rapporto nei secoli fra arti e mestieri in campo artistico. A conferma, sottolinea Fornaroli, «della centralità anche nell’Accademia di oggi delle pratiche del fare e del saper fare». In apertura previsti i saluti di Fabio Roversi Monaco, presidente dell’Accademia, di Fornaroli e di Raffaele Marra per la Consulta degli studenti.
A seguire la presentazione di un disegno di Antonio Basoli e di una stampa in grande formato, a tiratura limitata, di uno scatto inedito dell’aula magna eseguito dal fotografo Carlo Valsecchi che ha donato l’opera all’Accademia, che l’anno scorso ha messo in cantiere circa 120 eventi in proprio o in partnership e che ora sarà visitabile anche virtualmente tramite Google Street View. Nuovo anche il biglietto da visita di Ababo, con marchio e identità visiva che pure riprendono l’Allegoria della Fama di Marcantonio Franceschini, conservata nell’aula magna e base per un concorso a inviti rivolto a ex studenti di Design grafico. La scelta è caduta sul più giovane, Giacomo Nanni, che vive a Rotterdam e si è diplomato solo l’anno scorso, partito da un algoritmo modificabile.