Destro, la sfida del Bologna è farlo giocare con Palacio
Con la Lazio un bel pareggio ma la conferma che Mattia è un rincalzo finché Donadoni gioca di rimessa
Partiamo dai pensieri su Mattia Destro dettati da Luca Gotti, il braccio destro di Roberto Donadoni, al termine di Lazio-Bologna. «Mattia è un giocatore forte, è un professionista esemplare e lavora bene nel corso della settimana, ma ha le sue caratteristiche. Palacio è un giocatore straordinario e ha caratteristiche e un atteggiamento che aiutano questa squadra a giocare meglio». E ancora: «Rodrigo ha un peso specifico molto grande per noi, Mattia è un giocatore che serve tanto a una squadra che sta a lungo negli ultimi venti metri e questa non era quel tipo di gara sulla carta».
Gotti ci consenta, dando per legittime le sue parole qual è il tipo di gara sulla carta adatto a Destro, quando anche nelle domeniche di festa il Bologna gioca sull’avversario e riparte? Ora, senza voler fare traduzioni, possiamo sottolineare come dentro quelle frasi di sicuro anche diplomatiche ci siano un’inevitabile frase di circostanza e una grande verità. La prima è che il Bologna non è contento né di come Destro lavora durante la settimana né dell’atteggiamento con il quale vive le partite. La seconda è che con Palacio in campo quanto meno il Bologna avverte di essere sempre in undici, perché l’argentino gioca con la squadra e per la squadra, lavora tanto e assicura più soluzioni sia ai centrocampisti sia ai difensori nelle uscite e nella costruzione del gioco. Sì, anche di questi tempi, nonostante non sia più quello della prima parte del campionato. E in questo senso ecco la nostra idea: se fosse stato «quel» Palacio, quello di inizio stagione, il Bologna avrebbe vinto domenica a Roma, perché nella finalizzazione e nelle conclusioni ha sbagliato tutte le scelte. Della serie: Destro avrebbe lavorato meno, ma una volta in area avrebbe potuto fare più male alla Lazio.
Il discorso è questo, rivisitando quelle frasi. Primo punto: a oggi Destro non è un giocatore da Bologna. Eppure per lo stesso Gotti, Bigon e Di Vaio in estate era fortissimo e parlavano di lui come un autentico valore aggiunto. Secondo punto: è stato addirittura un acquisto sbagliato, perché quelle che erano le caratteristiche di Destro avrebbero dovuto conoscerle sia Corvino sia Fenucci, che a Bologna lo hanno fortemente voluto. Probabilmente entrambi avevano ancora nella testa il Destro di Siena, dove altrettanto non abitava di frequente in area di rigore. Il fatto è che a Siena giocava a fianco di Calaiò e con Brienza alle loro spalle e che Sannino e Perinetti lo sapevano gestire meglio di come lo gestiscono a Bologna Donadoni, Bigon e Di Vaio.
Insomma, se non è zuppa è pan bagnato, parli Gotti o Donadoni la conclusione non cambia, in questo Bologna Destro è solo un’alternativa a Palacio. E forse anche ad Avenatti. È giusto? Forse un altro allenatore troverebbe anche il modo per farli giocare insieme.