Toquinho, la bossa nova Una carriera di 50 anni
Il musicista da stasera per quattro giorni al Bravo Caffé
Saranno quattro i concerti per Toquinho, uno degli artisti brasiliani più amati in Italia, che ora si appresta a celebra i cinquant’anni di carriera. Toquinho è di origini italiane — il nonno paterno era nativo del Molise, la nonna paterna era calabrese; i nonni materni venivano invece da Mantova — e approdò nel nostro Paese, che divenne ben presto la sua seconda patria a fine anni Sessanta assieme ad un altro grande cantore del Brasile, Chico Buarque. L’artista era cresciuto nel clima musicale del Brasile degli anni Cinquanta in cui si stavano sviluppando i germi della bossa nova, grazie ai contributi, fra gli altri, di João Gilberto, Tom Jobim, Vinicius de Moraes, Ronaldo Bôscoli, Roberto Menescal, Baden Powell. In Italia la popolarità di Toquinho crebbe grazie alle collaborazioni con Sergio Endrigo e, soprattutto, Ornella Vanoni con cui fece, nel 1976, assieme a Vinicius de Moraes, il celeberrimo (e ancora mai dimenticato) «La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria», album che è una rilettura di diverse bossa nova scritte da nomi quali Antônio Carlos Jobim e Chico Buarque cantate in italiano dalla voce calda e ventosa (e possiamo dirlo? allora inarrvabile) di Ornella Vanoni. Ma l’incontro che più di tutti segnò la sua carriera fu quello con Vinicius de Moraes — poeta, cantante, compositore, drammaturgo — con cui strinse amicizia nel ‘69 e si legò in un sodalizio artistico di lunghissima durata che ha prodotto ben sedici album. Toquinho, che come sempre si esibirà alla chitarra e alla voce, sarà accompagnato in questo lungo viaggio al Bravo Caffè di via Mascarella (inizio ore 22, oggi, domani, il 22 e il 27 marzo), da Greta Panettieri (voce), Itaiguara Brandao (basso e chitarra), Mauricio Zottarelli (batteria).