PERCHÉ PIACE IL PANE DI ZUPPI
Il difficile «mestiere» di vescovo secondo Matteo. I big dimezzati della politica. Le rampanti guide spirituali e civili della città. Le frecciatine mangiapreti contro il consenso pop all’erede di Caffarra. Un mio editoriale sulla Bologna vedova dei grandi sindaci ma sedotta dal pastore d’anime arrivato da Roma ha innescato i pro e i contro fra i lettori. Uno di loro (Salvatore Surace nella rubrica domenicale dell’11 marzo) ha scritto: «Vogliamo porre sullo stesso piano figure eccelse come i cardinali Lercaro e Biffi con l’attuale vescovo Zuppi, privo di specifica competenza episcopale e animato da un forte populismo trasteverino che la città non condivide?». Un’affermazione drastica e sintetica in stile social: mi piace, non mi piace. Mentre riflettevo su come oppormi al clima da derby in una materia così sensibile, ho ricevuto una lettera dell’arcivescovo che fa della critica una questione centrale. Eccone il testo: «Il signor Surace ha posto un problema molto profondo: qual è la specifica competenza episcopale? Anzitutto la grazia, cioè un amore che è donato, il tesoro versato nei vasi di creta, nella serena consapevolezza che restiamo creta. Insomma un tesoro immeritato. Due altri tratti tra i tanti: preghiera e paternità. Non so perché Papa Benedetto mi elesse vescovo ausiliare e Papa Francesco mi abbia mandato a Bologna. Amo la Chiesa e amo il Vangelo, luce che illumina con forte tenerezza la vita degli uomini e chiede spem contra spem di vivere la via dell’amore indicata da Gesù. È vero che di fronte a giganti come Lercaro e Biffi (ma aggiungerei anche gli altri, Poma e Manfredini, fino a Caffarra, non per completare la lista ma perché tutti hanno portato tanto) penso proprio che Nostro Signore si serve anche di incompetenti. E questa fu la mia unica spiegazione per accettare, oltre la promessa di obbedienza che pronunciai il giorno della mia ordinazione. Cerco con tutto quello che posso di essere “competente”. Sul populismo trasteverino non mi ci trovo onestamente, anche se Trastevere è un rione che ho amato come tutti luoghi dove la Provvidenza mi ha mandato. Spero però di ascoltare la gente e fare ascoltare quello che il Vangelo indica, cercare sempre la comunione tra i cristiani e spezzando il pane dell’amore per tutta la folla». Nelle parole finali c’è la spiegazione del perché Matteo Maria Zuppi abbia conquistato i bolognesi: ascolto della gente e condivisione del pane amorevole con tutti. Ciò che finora è mancato ai politici con speranza di farsi leader.