La bidella con la sindrome di Down
Il primo caso al Salvemini, la storia di Sara ha avuto un lieto fine grazie al Jobs act
Da studentessa a collaboratrice scolastica nello stesso istituto: Sara, 22enne con la sindrome di Down, il salto nel suo futuro l’ha fatto al Salvemini di Casalecchio, scuola simbolo dell’inclusione degli studenti disabili, dove ha studiato per cinque anni e dove sta prendendo il diploma serale. «È stato un iter faticoso, ma abbiamo sfruttato la legge regionale e il Jobs act», dice la vicepreside Ghiddi».
La «selva oscura» ha tanti nomi nella vita di un uomo. In quella di Paolo Vezzani ha preso quello di condrosarcoma. Un raro tumore osseo che lo ha portato all’amputazione della gamba destra nel 2016. Oggi, grazie al lavoro del team del primario della Clinica Ortopedica Traumatologica dell’Istituto Ortopedico Rizzoli, Davide Maria Donati, la vita ha preso il sopravvento e l’ha portato a compiere un’azione unica: andare da Bologna a Monaco in carrozzina.
«Io nasco dal mondo dello sport — racconta Vezzani — dove ho avuto la fortuna di conoscere Genesio Bevilacqua che è il team manager di Althea Racing, squadra leader nel mondo della superbike e primo benefattore dell’Arcs (l’Associazione ricerca e cura sarcomi, fondata da Vezzani e presieduta da Donati). L’idea è nata l’anno scorso davanti a una birra, lui mi ha detto “ma perché non fai qualcosa di eclatante per far conoscere l’associazione e la malattia?”». Fast Paolo, questo il soprannome di Vezzani, non se l’è fatto ripetere due volte e domenica 1 aprile a mezzogiorno partirà dalle Due Torri a bordo della sua carrozzina servoassistita per un viaggio di 530 chilometri che lo vedrà impegnato una settimana sulle strade e sulle piste ciclabili d’Europa.
«Lo farò insieme al mio team, composto da un meccanico, un fisioterapista e il campione del mondo della 24 ore di Le Mans Roberto Gelosa che mi seguirà in bicicletta. Faremo 100 km al giorno e un’uscita in notturna». La prima tappa sarà Verona, dove arriverà nel pomeriggio percorrendo i primi 129 km. Una sfida che non spaventa Paolo che è «fast» per davvero: «Mi alleno da un anno, faccio palestra tre volte a settimana ed esco in carrozzina tutti i giorni con pioggia e vento facendo almeno 20 km al giorno con una media di 22 km all’ora».
Una sfida che nasce dalla volontà di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle malattie rare come i tumori dell’apparato muscoloscheletrico e per affermare il valore della ricerca in questo campo ma anche, sottolinea Vezzani: «Per dare voce ai 4 milioni e mezzo di disabili che vivono in Italia e per i quali — ripete più volte — c’è ancora molto da fare. Se voglio andare a bermi un caffè diventa difficile, per non parlare della pensione di invalidità». Ma il messaggio della solitaria di Paolo Vezzani è soprattutto di speranza, che vale per tutti. «Bisogna sempre essere positivi e mai abbattersi, anche nei momenti in cui ci si trova giù di morale, conta sapere che ce la farai». E lui lo sa così bene che guarda già al prossimo traguardo, una sfida nella sfida: «Questo è solo un test per l’appuntamento del 2020, quando farò BolognaSan Pietroburgo via terra».