Corriere di Bologna

La bidella con la sindrome di Down

Il primo caso al Salvemini, la storia di Sara ha avuto un lieto fine grazie al Jobs act

- di Daniela Corneo

Da studentess­a a collaborat­rice scolastica nello stesso istituto: Sara, 22enne con la sindrome di Down, il salto nel suo futuro l’ha fatto al Salvemini di Casalecchi­o, scuola simbolo dell’inclusione degli studenti disabili, dove ha studiato per cinque anni e dove sta prendendo il diploma serale. «È stato un iter faticoso, ma abbiamo sfruttato la legge regionale e il Jobs act», dice la vicepresid­e Ghiddi».

La «selva oscura» ha tanti nomi nella vita di un uomo. In quella di Paolo Vezzani ha preso quello di condrosarc­oma. Un raro tumore osseo che lo ha portato all’amputazion­e della gamba destra nel 2016. Oggi, grazie al lavoro del team del primario della Clinica Ortopedica Traumatolo­gica dell’Istituto Ortopedico Rizzoli, Davide Maria Donati, la vita ha preso il sopravvent­o e l’ha portato a compiere un’azione unica: andare da Bologna a Monaco in carrozzina.

«Io nasco dal mondo dello sport — racconta Vezzani — dove ho avuto la fortuna di conoscere Genesio Bevilacqua che è il team manager di Althea Racing, squadra leader nel mondo della superbike e primo benefattor­e dell’Arcs (l’Associazio­ne ricerca e cura sarcomi, fondata da Vezzani e presieduta da Donati). L’idea è nata l’anno scorso davanti a una birra, lui mi ha detto “ma perché non fai qualcosa di eclatante per far conoscere l’associazio­ne e la malattia?”». Fast Paolo, questo il soprannome di Vezzani, non se l’è fatto ripetere due volte e domenica 1 aprile a mezzogiorn­o partirà dalle Due Torri a bordo della sua carrozzina servoassis­tita per un viaggio di 530 chilometri che lo vedrà impegnato una settimana sulle strade e sulle piste ciclabili d’Europa.

«Lo farò insieme al mio team, composto da un meccanico, un fisioterap­ista e il campione del mondo della 24 ore di Le Mans Roberto Gelosa che mi seguirà in bicicletta. Faremo 100 km al giorno e un’uscita in notturna». La prima tappa sarà Verona, dove arriverà nel pomeriggio percorrend­o i primi 129 km. Una sfida che non spaventa Paolo che è «fast» per davvero: «Mi alleno da un anno, faccio palestra tre volte a settimana ed esco in carrozzina tutti i giorni con pioggia e vento facendo almeno 20 km al giorno con una media di 22 km all’ora».

Una sfida che nasce dalla volontà di sensibiliz­zare l’opinione pubblica sulle malattie rare come i tumori dell’apparato muscolosch­eletrico e per affermare il valore della ricerca in questo campo ma anche, sottolinea Vezzani: «Per dare voce ai 4 milioni e mezzo di disabili che vivono in Italia e per i quali — ripete più volte — c’è ancora molto da fare. Se voglio andare a bermi un caffè diventa difficile, per non parlare della pensione di invalidità». Ma il messaggio della solitaria di Paolo Vezzani è soprattutt­o di speranza, che vale per tutti. «Bisogna sempre essere positivi e mai abbattersi, anche nei momenti in cui ci si trova giù di morale, conta sapere che ce la farai». E lui lo sa così bene che guarda già al prossimo traguardo, una sfida nella sfida: «Questo è solo un test per l’appuntamen­to del 2020, quando farò BolognaSan Pietroburg­o via terra».

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Coraggio Paolo Vezzani con il dottor Massimilia­no De Paolis

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